“Lotta alla contraffazione e rilancio della crescita”: questo il titolo del convegno organizzato a Palazzo Giustiniani a Roma, presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso, ed il vice presidente della Commissione Ue, Antonio Tajani. «C’è in generale – ha detto il presidente Grasso – un atteggiamento di particolare indulgenza dell’opinione pubblica nei confronti della contraffazione. Per questo bisogna cercare di educare il consumatore, facendo capire che comprando un prodotto contraffatto non si fa altro che finanziare la criminalità organizzata. La contraffazione è una menomazione della funzionalità fisiologica del sistema, tanto più deleteria in considerazione del periodo in cui ci troviamo, in cui la crisi pone l’esigenza di investire in fattori di competitività».
Il presidente del Senato ha puntato il dito contro il crimine organizzato, ma anche contro tutta quell’area ‘grigia’ di commercialisti, uomini d’affari, società di money transfer che collabora ed è funzionale alla sopravvivenza e prosperità dell’illegalità. Il contrasto alla contraffazione ha dunque bisogno di «più cooperazione internazionale: ad esempio con la creazione di uno sportello unico per denuncaire le anomalie su contraffazioni o omissioni di interventi da parte di chi avrebbe il compito di vigilare. Infine – ha concluso Grasso – serve anche un diverso e più consapevole approccio culturale. Bisogna salvaguardare il made in Italy e spiegare a tutti coloro che acquistano prodotti falsificati che, così facendo, danneggiano il mercato e collaborano con le mafie».
Lotta europea al falso: necessario mediare con la Germania sul ‘made in’
Anche per portare a un livello efficiente la lotta alla contraffazione è necessaria «più Europa e non meno Europa»: è quanto ha sottolineato il vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani. «La lotta alla contraffazione – ha detto – va condotta a livello europeo, altrimenti la perdiamo. Serve un rafforzamento del coordinamento in primis tra dogane e forze dell’ordine, per rendere più efficaci i controlli, ma anche un rafforzamento della lotta alla criminalità ed alla corruzione».
C’è poi l’aspetto della tracciabilità dei prodotti e Tajani ha rivendicato l’iniziativa europea: «abbiamo introdotto all’art.7 la tracciabilità del ‘made in’ per tutti i prodotti realizzati in Europa e commercializzati fuori di essa. C’è la necessità che l’Italia sostenga la posizione della commissione, e l’appello che lancio al governo è che si adoperi per convincere in particolare i tedeschi, i quali temono che il ‘made in’ europeo indebolisca il ‘made in’ tedesco. La Germania apprezza il principio ma non l’impostazione del codice doganale: per loro nell’assegnazione del ‘made in’ conta la trasformazione più importante, mentre noi ci rifacciamo all’ultima trasformazione. Si potrebbe lavorare al compromesso, che potrebbe essere quello ad esempio di togliere i prodotti armonizzati da tale categoria doganale, in quanto meno sensibili alla necessità del ‘made in’ europeo».
Lotta europea al falso: dall’accordo internazionale la difesa delle produzioni italiane
Nel corso del convegno di Palazzo Giustiniani è intervenuta anche la Vice presidente del Senato, Valeria Fedeli: «La contraffazione, in tutte modalità con cui si pratica e diffonde, è una gravissima forma di illegalità che viola la proprietà intellettuale e industriale, colpisce produttori, lavoratori e consumatori, ha effetti pesanti sul piano economico, sociale e per la salute. Per questo motivo è necessario intensificare ed estendere il contrasto alla contraffazione sia a livello nazionale sia attraverso regole di reciprocità nel commercio mondiale. Quella della lotta alla contraffazione deve essere una scelta vera di politica da realizzare all’interno del rilancio della politica industriale europea».
«Lavoro, impresa e territorio vanno tutelati contrastando l’insediarsi di sistemi illegali di produzione con una battaglia per la tracciabilità, contro la contraffazione e con una maggiore responsabilizzazione di autorità di controllo e produttori. Inoltre – ha concluso Valeria Fedeli – per difendere le imprese e i prodotti legali, c’è da completare rapidamente la definizione obbligatoria d’origine sia dei prodotti importati che esportati, ovvero l’articolo 7 per la regolamentazione dei prodotti ‘made in’ già approvato dalla Commissione mercato del Parlamento europeo. Solo in questo modo sarà possibile rilanciare il Made in Italy, la qualità italiana e la reputazione delle nostre produzioni e del nostro Paese nel mondo».