Sequestrati circa 7mila ettolitri di vini appartenenti alle denominazioni di origine Morellino di Scansano DOCG, Maremma Toscana DOC e all’indicazione geografica Toscana, per un valore complessivo di 420mila euro. Lo rende noto il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, illustrando in un’operazione congiunta tra l’Ispettorato Repressione Frodi (Icqrf) della Toscana e dell’Umbria e i Carabinieri dei Nas di Livorno e Grosseto e ai militari della stazione Carabinieri di Orbetello.
Il sequestro si è reso necessario per l’assoluta mancanza di tracciabilità documentale dei mosti in fermentazione presenti nei vasi vinari al momento del controllo. Infatti l’azienda non aveva effettuato alcuna annotazione sui registri vitivinicoli. Inoltre, sono state rilevate altre irregolarità amministrative di natura igienico sanitaria e urbanistica, che saranno segnalate alle Autorità competenti. «Abbiamo un sistema di controlli efficace e ben radicato sul territorio – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina, commentando l’attività eseguita nell’ambito dei controlli della campagna vendemmiale – come dimostra anche questa operazione. Dall’inizio dell’anno abbiamo fatto più di 60mila controlli, anche per tutelare i nostri prodotti a denominazione, come in questo caso. La reputazione e la sicurezza dei nostri vini d’eccellenza va salvaguardata attraverso operazioni sinergiche che vedano il coordinamento degli organismi di controllo e mettano fuori gioco chi viola la legge».
Maxisequestro per le Doc toscane: un attacco alle eccellenze della Maremma
«È fondamentale – dichiara in una nota Francesco Viaggi, presidente della federazione provinciale di Coldiretti – che tutti aiutino la Maremma a mantenere la propria credibilità. Le nostre eccellenze, non solo il vino ma anche l’olio, sono oggetto di speculazioni perché hanno un grandissimo valore commerciale. Stiamo parlando della tracciabilità del prodotto. A tutt’oggi non è sempre possibile far dichiarare la reale provenienza di ciò che stiamo mettendo in tavola. Sull’ottenimento definitivo di questa misura è necessario l’impegno di tutti».
Per Coldiretti il problema è talmente diffuso e pericoloso che proprio all’inizio del 2014 ha costituito una fondazione che si occupa di reati commessi da quelle che vengono definite delle vere e proprie agromafie. Avvalendosi della collaborazione del procuratore Gian Carlo Caselli, l’ente ha il compito di fornire i giusti strumenti di controllo su questi fenomeni alle istituzioni, proprio perché si arrivi a smascherare i prodotti contrafatti. «Questi crimini sono odiosi – conclude Viaggi – perché mettono a rischio il lavoro, i sacrifici e le aspirazioni di persone oneste e coscienziose».