Macchine contraffatte d’importazione in due strutture siciliane: era un rischio per chi le usava
Questa ancora ci mancava: ad essere contraffatti erano gli attrezzi di una palestra! A scoprirli i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo che, in collaborazione con i colleghi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Trapani, hanno sequestrato in due palestre di Cefalù (PA) e di Santa Ninfa (TP), numerose attrezzature per il fitness riprodotte illegalmente. Attrezzi e macchinari per l’allenamento erano vere e proprie ‘copie’ dei ben più celebrati prodotti dell’azienda italiana “Technogym” e erano stati costruiti violando il brevetto internazionale depositato dalla casa produttrice.
Il vero problema era, ovviamente, che i macchinari erano all’apparenza identici agli originali ma non erano stati prodotti nel rispetto degli standard qualitativi delle parti elettriche e meccaniche garantite dai prodotti originali.
Queste ‘copie’, importate dall’estero, non potevano quindi garantire nessuna sicurezza d’uso per gli utenti. I militari hanno quindi sottoposto a sequestro n.20 macchinari contraffatti per un valore complessivo di € 65.000, e denunciato i gestori dei centri sportivi.
Un sequestro di scarpe a Roma
Restando alla contraffazione di articoli sportivi, le Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino, anche grazie al supporto della Policia Nacional spagnola, hanno sequestrato oltre 140.000 paia di scarpe contraffatte con i marchi Adidas e Nike.
L’organizzazione criminale, otto gli arrestati, era organizzata in forma imprenditoriale e gestita da soggetti di etnia cinese e marocchina. Era ramificata in tutta Italia e importava calzature che, una volta superate le procedure di sdoganamento, venivano vendute al dettaglio in gran parte del territorio nazionale e all’estero, nella città di Valencia.
Gli articoli sequestrati, qualora immessi in commercio, avrebbero fruttato agli indagati oltre due milioni di euro.
Adulterazione del vino in Oltrepò Pavese
Dallo sport al vino: cinque persone sono state arrestate dai Carabinieri, con il supporto della Guardia di Finanza, nell’Oltrepò Pavese e in altre regioni. Secondo le accuse, gli arrestati avrebbero spacciato per Doc e Igt vini di qualità inferiore, prodotti con uve non certificate come biologiche o addizionati con aromi o anidride carbonica.
Perquisizioni sono state effettuate in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige. Al centro dell’indagine figurano in particolare i vertici di una cantina oltrepadana, che, secondo l’accusa, con la complicità di enologi di fiducia avrebbero messo in commercio vino contraffatto attraverso un sofisticato sistema di alterazione.