I porti continuano a restare la via d’accesso privilegiata per le merci contraffatte. Lo conferma il sequestro della Guardia di Finanza di Trieste e del Servizio antifrode dell’Ufficio delle Dogane di un carico di 2.480 camicie proveniente dalla Turchia con false indicazioni “Made in Italy”. La merce era stata riposta all’interno di un Tir sbarcato nel porto giuliano e destinata alla vendita nel Regno Unito. Fiamme Gialle e Agenzia delle Dogane hanno denunciato i rappresentanti legali delle imprese, con sede in Turchia e in Gran Bretagna.
Nella stessa giornata, in due distinte operazioni, la Guardia di Finanza di Ancona, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha sottoposto a sequestro un consistente quantitativo di capi di abbigliamento contraffatti. Nel primo caso, in un container proveniente dalla Cina e destinato alla Repubblica di San Marino, sono stati rinvenuti 22.698 capi di abbigliamento, fra pantaloni e scarpe, privi delle indicazioni obbligatorie previste per legge. Nella seconda operazione, sono state scoperte 1.254 maglie da donna recanti il marchio contraffatto “Gucci” e “Fendi” e la indebita dicitura “Made in Italy”, occultate in alcune scatole e borsoni custoditi nel vano portabagagli di un autobus turco appena sbarcato da una nave proveniente dalla Grecia. “Dal 1° gennaio 2014 – ricordano dalla Guardia Finanza – è stato attivato il Sistema Informativo Anti Contraffazione, una nuova piattaforma tecnologica creata e gestita dalla Guardia di Finanza che mette in sinergia tutti gli operatori del settore, forze di polizia, titolari di marchi e privative industriali ed intellettuali con lo scopo di migliorare la conoscenza e l’analisi delle dinamiche di sviluppo dei fenomeni illeciti”.