Tredici negozi cinesi in centro storico a Venezia vendevano borsette di banalissima pelle con il marchio di “vera pelle italiana conciata al venetale” quadruplicandone il prezzo al cliente finale. Gli agenti del Servizio Sicurezza Urbana della Polizia Municipale ha stroncato questa truffa per un valore complessivo stimato di 4 milioni di euro, risalendo all’origine del laboratorio di produzione delle borse e dei marchi contraffatti che riforniva la rete internazionale di negozi cinesi.
L’operazione condotta dagli uomini del comandante Luciano Marini è stata denominata “frode vegetale” ed ha preso le mosse dalle prime perquisizioni effettuate ancora nel giugno dello scorso anno. Soprattutto è stato determinante il rappporto di collaborazione che è stato concretizzato con le polizie locali prima di Bologna e nei giorni scorsi di Firenze. Proprio nel capoluogo toscano, nei giorni scorsi è stato rinvenuto il laboratorio dove una decina di cinesi lavoravano come schiavi, in condizioni sanitarie spaventose, dormendo all’interno dello stabilimento. Qui sono state sequestrate 3.500 borse contraffatte e, ancpor più importante, 85.000 certificati di garanzia falsi: quando sono arrivati gli agenti della polizia municipale veneziana un camion di merce contraffatta stava partendo per andare a rifornire i negozi cecoslovacchi ed alttri erano in attesa di partire per la Francia e l’Austria a testimonianza dell’internazionalità della rete clandestina. Sono 17 le persone, tutte di nazionalità cinese, che sono state denunciate per i reati co contraffazione, ricettazione e frode commerciale.
Le indagini continuano anche per appurare se il pellame utilizzato nella realizzazione delle borse potesse rappresentare un pericolo per la salute degli acquirenti: dalle prime analisi risulta infatti la presenza di una eccessiva quantità di metalli pesanti che potrebbero anche essere rilasciati nel contatto e diventare tossici con l’uso prolungato.