In Italia le stime sul mercato della contraffazione parlano di un giro di circa 7 miliardi di euro, che comporta minori entrate fiscali per 1,7 miliardi e una perdita di 110mila posti di lavoro. Tra i settori più colpiti, l’abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), seguiti da cd, dvd, pirateria informatica e dal comparto agroalimentare (1,1 miliardi di euro). Nel 73% dei casi i beni sequestrati risultano di origine cinese. Questo il risultato di un’indagine condotta da Eurispes in collaborazione con il consorzio PoliEco dal titolo “Da rifiuti a risorse. Il futuro della gestione delle plastiche” e che verrà’ presentato in occasione della V edizione del Forum internazionale sull’economia dei rifiuti, che avrà luogo ad Ischia nei giorni 20 e 21 settembre.
Recenti dati forniti dalle dogane europee mostrano la dimensione del fenomeno: nel 2011 è stato rilevato un incremento del 15% dei casi di contraffazione, con percentuali simili in termini di articoli contraffatti (11%) ed il rispettivo valore della vendita al dettaglio (14%). Oltre ad instaurare dinamiche virtuose incentrate sulla valorizzazione della filosofia che in Italia si è tradotta nel marchio di qualità ambientale volontario ‘rifiuti km0’, un importante aiuto al mercato italiano potrebbe provenire dalla predisposizione di ulteriori incentivi per riciclatori e produttori, sia in termini economici che di servizi alle imprese. Infatti, la contrazione dei prezzi dei prodotti che ne conseguirebbe, costituisce uno stimolo per il consumatore ad acquistare prodotti Made in Italy, spesso penalizzati dall’industria criminale.
Ricliclo della plastica: intervenire prima che diventino un rifiuto
Per Eurispes, è evidente quindi l’urgenza di un cambio di prospettiva in grado di costruire nuove opportunità. Occorre, da un lato, ripensare il concetto di rifiuti in termini di materiali, ossia valorizzando la risorsa da un punto di vista tecnico-economico. Dall’altro, concepire il territorio non solo come elemento di qualità ambientale, ma anche come punto di partenza per un rinnovato impulso del settore in chiave green. È necessaria, inoltre, una maggiore cooperazione tra produttori di manufatti, distributori, consumatori, riciclatori ed altri operatori del settore; cooperazione per la quale si rende necessaria una rivisitazione del rapporto tra politica e territorio finalizzata sia a fornire adeguate risposte amministrative e gestionali delle realtà con differenti sensibilità e criticità ambientali, sia ad una ottimizzazione dei materiali realizzati sul territorio nazionale. Le prospettive indicate dallo studio dell’Eurispes prevedono di agire nei luoghi di produzione per captare i materiali prima che siano considerati rifiuti, evitandone lo spostamento e la conseguente probabile dispersione sul territorio; di riproporre in sede legislativa la condizione che gli impianti di riciclo in cui si conferiscono all’estero i rifiuti recuperabili debbano avere caratteristiche ambientali equivalenti a quelle vigenti in Europa; di promuovere un mercato dei prodotti riciclati ‘Made in Italy’, soprattutto quelli che possono vantare una certificazione in tal senso.
Riciclo della plastica: nuovi mercati e nuovi posti di lavoro
”L’uso di prodotti riciclati – secondo il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è sempre più centrale e strategico soprattutto per le nazioni povere di materie prime. Il valore economico di questi prodotti ha conosciuto un andamento significativo, soprattutto per quanto riguarda il settore della plastica, più sensibile all’andamento del mercato del petrolio. Non è azzardato ipotizzare – ha continuato Fara – che in futuro assisteremo ad una ‘guerra delle plastiche’, dalla quale uscirà vincente solo chi si sarà dotato degli strumenti idonei al recupero di materia, al riciclo dei rifiuti e al loro riutilizzo. Il miglioramento della gestione dei rifiuti in polietilene, contribuisce, inoltre, a un miglior utilizzo delle risorse e può aprire nuovi mercati e creare posti di lavoro, favorendo una minore dipendenza dalle importazioni di materie prime e consentendo di ridurre gli impatti ambientali, in una logica di transizione verso una gestione sostenibile dei materiali».
«Insomma, la gestione dei rifiuti in generale, e di quelli di plastica in particolare, – conclude Fara – rappresenta una grande sfida per la tutela dell’ambiente, ma è anche una formidabile occasione per rendere più efficienti le nostre risorse e più forte la nostra economia».