In Francia si dibatte da tempo sul miglior sistema da adottare per rendere comprensibili al consumatore le informazioni sulle confezioni. Il ministro della Salute, Marisol Touraine, in un recente comunicato ha dichiarato che l’etichetta nutrizionale volontaria in cinque colori, verso cui si sta indirizzato il governo, è stata voluta dal mondo scientifico e dalle associazioni dei consumatori.
Recentemente, però, una di queste associazioni, Foodwatch, ha fatto un passo indietro, considerando di non facile interpretazione l’etichetta con cinque colori e lettere, alla A alla E, dal verde al rosso. Foodwatch ha proposto invece una soluzione come quella applicata dalla britannica Food Standards Agency, che utilizza i tre colori del semaforo: verde per i prodotti sani, giallo per quelli da consumare con moderazione e rosso per quelli da evitare. Il semaforo inglese, però, si riferisce ai soli ingredienti e non alla complessità del prodotto e diversi Paesi, con l’Italia in testa, sostengono sia penalizzante nei confronti di prodotti tipici di alcune aree, come quella mediterranea, tanto che lo scorso ottobre la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione.
L’etichetta multicolore francese non piace nemmeno ai produttori alimentari riuniti nell’Ania, l’Association Nationale des Industries Alimentaires, che l’hanno bollata come “semplicistica e discriminatoria”. La bocciatura è arrivata anche dalla grande distribuzione, sotto l’ombrello della Fédération des Entreprises du Commerce et de la Distribution (Fcd), che ha avanzato una controproposta promuovendo la soluzione già lanciata nell’ottobre 2014 da Carrefour: frecce di quattro colori per indicare la frequenza con cui un prodotto deve essere consumato all’interno di una dieta equilibrata (tre volte al giorno, due, una, occasionalmente).