Non è una buona notizia, purtroppo, quella che apre il nostro 2022: negli ultimi 18 mesi, per ben 17 volte si è dovuto registrare un rialzo mensile dei prezzi dei beni alimentari. L’indice benchmark della “Food and Agriculture Organization”, il Food Price Index FPI della FAO, ha registrato sui principali mercati mondiali un crescita dei prezzi del +40% da maggio 2020. A fine ottobre 2021 l’indice FPI ha raggiunto i picchi elevatissimi che hanno caratterizzato le gravi crisi alimentari del passato (2007-2008 e 2012-2014). La spinta è stata limitata in una prima fase ai prezzi degli oli vegetali (tra cui l’olio di palma) e dei cereali, ma ora ha coinvolto zucchero, carne e prodotti caseari.
I fattori che incidono risultano essere strutturali: l’aumento dei costi energetici e dei trasporti via mare stanno penalizzando soprattutto i Paesi più poveri, soprattutto quelli dipendenti dal turismo internazionale, che continua ad essere bloccato dalla pandemia. Dopo una violenta caduta dei prezzi a causa dei grandi lockdowns generalizzati delle economie avanzate della primavera 2020, con la riapertura graduale delle principali economie mondiali il trend discendente si è rapidamente invertito e già ad ottobre 2020 il calo dei prezzi dovuto alla crisi pandemica era stato riassorbito.
A destare particolare preoccupazione è l’andamento dei prezzi dei prodotti cerealicoli: secondo la FAO, mediamente nel mondo circa 1.250 calorie giornaliere vengono ricavate dal consumo di cereali, per i due terzi da riso e grano e solo in percentuali di molto minori, da mais e orzo. Per queste produzioni sono essenziali i fertilizzanti agricoli che, basati sull’ammoniaca, richiedono grandi quantitativi di energia: ecco perché il vertiginoso aumento del prezzo del gas naturale si è immediatamente riflesso sulla produzione cerealicola.
In questo quadro, ben ampiamente documentato nel saggio che abbiamo letto a firma del Direttore Generale dell’Agenzia delle Accise Dogane e Monopoli, Marcello Minenna, suona allora ancor più stonata la constatazione che 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengano sprecate ogni anno nel mondo, secondo la più aggiornata stima della FAO. Amaro poi per noi constatare che i consumatori italiani, come scriviamo in altra parte di questo sito, siano in Europa i più spreconi di tutti. Ma per fortuna è appena iniziato il nuovo anno: abbiamo ancora il tempo per esprime i nostri migliori proponimenti per il 2022…
Mario Ongaro