Quella che era una volta un peculiarità ampiamente riconosciuta alle genti italiche, nel mondo globalizzato trova oggi epigoni che vanno ben oltre il lecito. Così la fantasia imprenditoriale cinese si misura anche con la vendita porta a porta degli alimenti. Peccato siano illegali!
A Montemurlo, siamo in Toscana, la polizia municipale ha stroncato un commercio abusivo con oltre settecento confezioni di alimenti sequestrate ad un ambulante di nazionalità cinese. Con il suo furgoncino, il 34enne stava effettuando consegne a domicilio. Zampe di pollo essiccate, carne di anatra sottovuoto, spaghetti e uova liofilizzate, pesce in scatola, riso e spezie varie. Tanta roba insomma e tutta assolutamente priva di etichettatura in italiano (come prescritto dalla legge). Chissà, forse il cinese in questione l’italiano poco lo conosce e mai e poi mai avrebbe letto le etichette. Ma l’etichettatura in lingua italiana permette ai cittadini e alle forze di polizia di controllarne gli ingredienti contenuti nelle confezioni e accertare quindi se si tratta di prodotti per i quali è consentita la vendita nel nostro Paese.
In realtà i prodotti erano destinati ad operatori altrettanto cinesi che preconfezionavano i pioatti che poi arrivavano sulle tavole degli italiani. Qui nemmeno si parla di contraffazione, ma ancor più semplicemente di un business che si fa beffe della legalità. La repressione è necessaria, ma altrettanto deve esserlo l’educazione dei consumatori che sarebbe i primi a doversi tutelare rispetto a pratiche commerciali che a partire dall’etichetta sono obbligatorie proprio perché ci sia consapevolezza circa quel che mangiamo. La fantasia può diventare anche pericolosa, fuori dalle regole.