L’allarme ‘Coronavirus’ si è già abbattuto sul sistema economico mondiale e gli effetti si sono fatti sentire immediatamente sulle borse e cominciano a pesare anche sul sistema produttivo globalizzato. L’esempio ci viene dall’occhialeria veneta che, leader assoluta a livello internazionale, proprio in questi giorni, ha annunciato che se si fermerà l’approvvigionamento di lenti dalla Cina, sarà necessario fermare la produzione e ricorrere alla Cassa integrazione per i lavoratori dell’area bellunese, cuore della produzione per i maggiori brand del fashion. Un segnale che presto contagerà un po’ tutto il mercato della moda che proprio in Cina si rifornisce delle materie prime (per poi reimmettere su quell’immenso mercato i propri costosi prodotti).
Parlando di mercato, di questi tempi, non si può non parlare di internet e del crescente peso che le vendite online stanno avendo nel fashion. Che però non sempre fa rima con lusso: anzi sempre meno a quanto riferisce una nuova ricerca condotta da Coresight Research, in collaborazione di DataWeave, che ha indagato le tendenze degli acquisti sulla più ‘potente’ di tutte le piattaforme in occidente, Amazon. Ebbene, risulta che l’abbigliamento fashion più venduto è quello ‘no brand’: analizzando i primi trenta nomi fashion che sul portale e-commerce generano circa il 95% degli acquisti della categoria, è risultato che il ‘no brand’ si è posizionato “in cima alla classifica per numero di prodotti a settembre 2019, con una crescita enorme rispetto l’anno scorso”. Come spiegato da Deborah Weinswig, CEO e fondatrice di Coresight Research, «abbiamo combinato e analizzato le 30 categorie maschili e femminili e abbiamo scoperto che l’etichetta generica era presente nei primi tre marchi per il 60% delle categorie». Inoltre la ricerca ha evidenziato che l’abbigliamento maschile acquistato online su Amazon ha superato quello femminile.
In una fase di così grande confusione (e preoccupazione) il futuro della moda sembra improvvisamente essere più fragile e traballante: la crescita costante degli anni scorsi non potrà più essere data per scontata nel quadro di un atteggiamento dei consumatori sempre meno fiducioso per quanto potrà accadere al nostro futuro.