Abbiamo dovuto, e avremmo preferito non farlo, scrivere in queste settimane dei molti casi di odiose speculazioni che si sono innescate sfruttando la drammatica emergenza da Covid-19. Ancor oggi sono numerose le notizie di mascherine contraffatte che, vendute a caro prezzo, non garantiscono alcuna protezione a chi le utilizza. E continuano i sequestri da parte delle forze dell’ordine di gel che tutto sono tranne che disinfettanti e che vengono commercializzati, più o meno clandestinamente, pur non avendo alcuna certificazione sanitaria.
Consola però apprendere che c’è un settore vitale che non ha patito in questo periodo di pandemia dell’attacco della contraffazione. O per meglio dire, non ha visto incrementata quella attività illecita della quale è ordinariamente vittima. L’Ispettorato della tutela della qualità e repressione frodi del Ministero all’agricoltura ha messo online il report sull’attività svolta nei primi quattro mesi dell’emergenza Covid-19 e le irregolarità riscontrate risultano essere in linea con gli indici registrati prima dello stato emergenziale. Oltre un terzo dei controlli sono stati svolti nell’area settentrionale del Paese, in particolare in Lombardia e Veneto, a garanzia delle maggiori e più consistenti produzioni Ig al mondo: il Grana padano, con oltre 5,2 milioni di forme e il “Sistema Prosecco”, con oltre 600 milioni di bottiglie prodotte lo scorso anno.
Va sottolineato che le produzioni di qualità Dop e Igp hanno continuato a lavorare al ritmo consueto, stando ai dati dell’Ispettorato: 3,3 milioni di cosce di prosciutto marchiate; 8 milioni di vaschette di prosciutto; 3,9 milioni di forme di formaggio marchiate e 13,7 milioni di kg di formaggio grattugiato; circa 2,6 milione di litri di olio DO/IG; circa 26 milioni di Aceto balsamico di Modena; 1,1 milioni di kg di riso, 7,7 milioni di kg di ortofrutta a DO/IG, 6,7 milioni di kg di Pasta.
Questo è il ‘Sistema Italia’ che non si mai fermato grazie allo straordinario sforzo fatto dalle aziende, dagli agricoltori, dai braccianti e ripartire da qui oggi non è solo più facile, ma soprattutto è doveroso. Riconoscendo concretamente anche dopo la fase pandemica il valore di filiera che l’agroalimentare Made in Italy esprime, esemplificazione di quello slogan che anche l’Europa vuole copiarci per la futura politica comunitaria: “dalla terra alla tavola”.