Era dal 2006 che si parlava di un accordo internazionale per tutelare mondo del commercio dalla contraffazione. Iniziarono USA e Giappone a porre la questione, per poi aggiungervi anche quella della tutela del diritto d’autore violato attraverso internet. E proprio la rete delle reti alla fine ha avuto il sopravvento, ribaltando le carte in tavola.
Perché ACTA è diventata per i Paesi che vi aderivano (dall’Australia alla Svizzera) il manifesto contro gli illeciti che quotidianamente vengono perpetrati via web, sia con lo spaccio di merce contraffatta, sia con il furto della proprietà intellettuale. Solo che a questo punto le parti si sono invertite: il popolo di internauti di tutto il pianeta (e forse oltre) ha invocato il diritto all’assoluta autonomia. La bocciatura di ACTA da parte del Parlamento Europeo ha sancito che c’è un terreno franco nel quale non possono essere imposte regole. In nome di una libertà senza limiti che merita di essere tutelata oltre il diritto internazionale e nazionale.
Non mi considero liberticida se dico che la mancanza di un accordo internazionale contro la contraffazione, il commercio dei falsi e il furto del diritto d’autore è una sconfitta per l’Europa democratica. L’invasione di prodotti mendaci dovrà essere contrastata con le sole leggi nazionali: chi vincerà nella partita piccola Italia contro tutto il resto del mondo (illegale).
Mario Ongaro