Sperando di lasciarci alle spalle la pandemia (ma senza abbassare la guardia, beninteso), quello che verrà sarà l’anno delle etichette. Tradizionalmente settembre è il mese che, concluse le ‘chiusure per ferie’, già ci proietta alle politiche future e l’Europa promette mesi di novità per i consumatori.
Quella già sicura e più concreta è la nuova etichetta energetica degli apparecchi elettrici di uso quotidiano come illuminazione, riscaldamento, frigoriferi, congelatori e televisori, ma anche di prodotti come caldaie, pneumatici e condizionatori. Utilizzando meno energia per svolgere lo stesso compito, possiamo ottenere risparmi energetici significativi e ridurre gli sprechi: questo è il principio di base dell’efficienza energetica che per l’Unione Europea rappresenta uno dei modi fondamentali per abbandonare i combustibili fossili e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
È giusto sottolineare che, secondo l’Eurobarometro Speciale 492, l’etichetta energetica è riconosciuta dal 93% dei consumatori e il 79% la considera quando acquista nuovi elettrodomestici. Sostanzialmente la forma quindi non cambierà, ma sarà semplificata la ‘graduatoria’ anche perché, negli anni, tutti i prodotti presi in considerazione hanno migliorato le proprie prestazioni e le categorie inferiori non hanno più ragione di esistere. Così come le specifiche per il vertice della classificazione si sono fatte molto più esigenti con i risultato che non serve più quell’aggiunta di ‘+’ che oggi fa un po’ di confusione: le nuove etichette avranno soltanto le lettere dalla A (su di una fascetta di di colore verde) alla G (di colore rosso).
Ma la più attesa è certamente l’etichettatura agroalimentare, della quale abbiamo scritto ripetutamente, e per la quale il contrasto in sede Ue è ancora piuttosto elevato, soprattutto da parte dell’Italia. NutriScore o ‘batteria’? Anche al termine del recente Agrifish, i Ministri francese e italiana hanno annunciato la volontà di trovare una intesa. Ovvio che i francesi sono in una posizione di indubbio vantaggio: anche la Germania ha scelto di adottare il NutriScore transalpino. Ma l’Italia non demorde.
Che sia una ‘linea Maginot’ o una ‘linea del Piave’, due sembrano dover essere i principi che al di là degli interessi nazionali sono irrinunciabili: che il sistema sia unico e semplice per i consumatori e che le produzioni di alta qualità, Dop e Igp che già hanno elevati controlli qualitativi, non ne siano vincolati e ne risultino penalizzati. Nell’interesse dei consumatori.
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