Apparenti o no che siano, è un’estate di paradossi quella alla quale stiamo andando incontro (ma non sarà, forse, diverso il prossimo autunno). Alcuni li sottolineiamo anche in queste pagine: al caldo ‘africano’ intervallato da fenomeni atmosferici sempre più violenti siamo ormai abituati e tra uno stato di emergenza all’altro (quasi) non facciamo più caso.
Così come ci stiamo abituando ai sondaggi contrapposti e che si contraddicono nei fatti. Da un lato ci sono quelli che sostengono che gli italiani sono attenti alle etichette dei prodotti alimentari che intendono acquistare e che sono disponibili anche a pagare un qualcosa in più per prodotti sani, biologici, Made in Itali. Dall’altro lato ci sono le indagini che dicono che all’atto dell’acquisto, sempre più spesso, a condizionare la scelta è il prezzo dei vendita, in ossequio al potere d’acquisto in via di continua riduzione delle persone.
La pandemia e le difficoltà dei traffici internazionali hanno spinto i brand del lusso internazionale a cercare di avvicinare al cuore dell’Europa la produzione dei beni che un tempo avveniva nei Paesi asiatici. Con un effetto paradossale per il quale la Turchia è diventato un sito fondamentale per le produzioni fashion e è al tempo stesso indicato dall’Unione Europea come il terzo esportatore (dopo Cina e Hong Kong) di prodotti contraffatti (e proprio per abbigliamento, scarpe e borse). Oltretutto con i falsi che sono più redditizi degli originali!
E c’è poi il caso del latte, di cui leggerete in queste pagine: si lavora da un lato per il benessere degli animali negli allevamenti, dall’altro per andare oltre e ‘pensionare’ le vacche (oltretutto responsabili, quasi più dell’uomo, dei cambiamenti climatici).
Ma il paradosso più incredibile (e doloroso) è il blocco delle esportazioni di 30 milioni di tonnellate di grano a causa della guerra in Ucraina mentre milioni di persone in tutto il globo rischiano la malnutrizione, quand’anche la fame. «Questa guerra fa scoprire all’opinione pubblica l’importanza dei temi legati alla sicurezza alimentare globale, e ripropone anche in chiave geopolitica la questione alimentare. Ci sono tutte le premesse per una stagione complicatissima»: lo ha detto l’ex ministro ed oggi vice direttore generale FAO, Maurizio Martina. Le conseguenze sono gravissime, si riflettono negativamente sulle future generazioni e già oggi rischiano di cancellare decenni di lotta alla povertà alimentare. «L’8 giugno – continua Martina – grazie a Mipaaf e Farnesina si terrà un’iniziativa sulla food security nell’area mediterranea con oltre 20 paesi. Dobbiamo evitare rotture radicali dei flussi dei beni fondamentali, come il grano. L’Italia in questo quadro non facile sta svolgendo la sua parte, anche come pontiere, incluso sulla diplomazia alimentare».
Il disegno strategico, quindi, richiama gli impegni italiani in Europa e nel Mediterraneo, unica strada per un futuro che ci propone paradossi e incertezze.
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