Cosa abbiano in comune parcheggi per portatori di handicap a Monza ed i pesci cinesi non è facile immaginarlo. Ma se il pesce cinese arriva a Sanremo ed una fabbrica lo etichetta come pescato italiano, ecco che è più facile accostarlo a quei contrassegni che a Monza dovrebbero riservare una quota di posti auto in centro città e che vengono falsificati da chi vuol parcheggiare ovunque.
Solo che a Monza la polizia municipale ha reagito e ha deciso di adottare una etichetta a lettura ottica anticontraffazione per stanare i furbetti. Perché i metodi per combattere la contraffazione ci sono, sono efficaci e basta aver la voglia di adottarli. Per i parcheggi come per ogni altro servizio o prodotto, l’innovazione ha una risposta adeguata.
E che risposte siano sempre più necessarie, lo dimostra l’evoluzione del fenomeno del falso. La Guardia di Finanza di Legnano ha sequestrato 30mila capi contraffatti e 20 persone sono state iscritte nel registro degli indagati: due società – una con sede nella Repubblica di San Marino e l’altra a Bitonto, in provincia di Bari – riproducevano ‘su ordinazione’ degli ambulanti di tutta la penisola qualsiasi maglietta, jeans, felpa. Non serve più rivolgersi ai cinesi ed importare merce che potrebbe essere scoperta dagli agenti della dogana: la truffa nasce qui in casa nostra.
Difendere il Made in Italy (e quindi il consumatore) vuol dire adottare ‘obbligatoriamente’ qualcosa di più di un logo facilmente riproducibile. La tecnologia italiana è all’avanguardia e offre concrete opportunità per contrastare un fenomeno che sottrae ricchezza ed occupazione al Belpaese.
Mario Ongaro