Secondo la Fao, quella in atto è la più grave emergenza alimentare del 21esimo secolo, aggravata dalla pandemia da Covid-19, dallo scoppio della guerra in Ucraina e dai fenomeni climatici estremi che hanno contribuito ad affamare la popolazione mondiale. I dati diffusi in occasione del World Food Day che si celebra il 16 ottobre, ricorrenza della fondazione della Fao, dicono che in media, ogni anno nel mondo, 1 milione di bambini con meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione e che attualmente sarebbero già altri 13,6 milioni di bambini che rischiano la vita per la forma più acuta e grave di malnutrizione. A causa della grave emergenza alimentare, entro la fine del 2022, almeno 222 milioni di persone in 53 aree del mondo, potrebbero dover affrontare la fame ad un livello critico e 345 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza. Quest’ultima cifra è aumentata del 150% rispetto al 2019.
Ma a far seriamente riflettere è l’altro dato diffuso recentemente attraverso uno specifico studio inglese: nel mondo la produzione alimentare complessiva è tale da poter soddisfare il fabbisogno di oltre 12 miliardi di persone, per intenderci oltre il 50% in più dell’attuale numero di donne e uomini, bambine e bambini, che abitano questo pianeta. Certo, “potrebbe soddisfare” se ci fosse una più equa distribuzione delle risorse: invece ci sono Paesi poveri sacrificati sull’altare di quelli più ricchi. Ed in questi, il tanto cibo … viene sprecato!
Anche qui lo dicono i numeri: il World Food Waste Report, che ha coinvolto 9.000 cittadini di 9 Paesi (Italia, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone), mostra che gli italiani gettano ogni settimana a testa 674,2 grammi di scarti alimentari, per un valore stimato di 9,2 miliardi di euro, in netto aumento rispetto al 2021, e quasi il doppio del Sudafrica e del Giappone. Gli italiani gettano individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, a seguire l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, il pane fresco con 22,8 grammi.
Però, a dirla così sembrerebbe che la colpa sia tutta delle “scellerate” famiglie e si nasconde la responsabilità di un sistema che spinge in vari modi verso acquisti superiori a quanto si possa ragionevolmente consumare. Grandi confezioni, sconti per acquisti multipli, prodotti preconfezionati in porzioni eccessive faranno anche bene al mercato, ma non aiutano a contenere lo spreco. C’è poi lo spreco ‘industriale’, ed è più di un terzo, che seleziona i prodotti freschi solo migliori, gettando quelli con un difetto anche solo estetico. E c’è tutto il comparto della ristorazione che genera una buona dose di eccedenze destinate allo smaltimento. Bene insomma l’educazione delle famiglie, ma riflettiamo innanzitutto sul sistema internazionale di ripartizione delle risorse alimentari e nazionale della distribuzione del cibo prima che arrivi sulle nostre tavole.
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