Che il settore agroalimentare sia uno dei più importanti per il nostro Paese è ben noto a tutti: con i suoi 204,5 miliardi di euro di fatturato aggregato nel 2021, in aumento del +3,8% rispetto all’anno precedente, e con i suoi 65 miliardi di euro di valore aggiunto deve essere considerato come il primo comparto del Made in Italy per valore generato. Si valuti poi che l’intera filiera occupa complessivamente 1,4 milioni di persone, di cui 483.000 nell’industria del Food&Beverage e 925.000 nel comparto agricolo e si comprenderà quanto è importante che il settore rimanga in perfetta salute anche in questa fase di profonda incertezza.
Da parte delle organizzazioni agricole è stato ripetutamente sottolineato che, già prima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’aumento dei costi energetici ed in generale delle materie prime stava mettendo in difficoltà le aziende, specie le più piccole. La situazione di crisi internazionale e le sanzioni legate alla guerra, insieme alle carenze di alcune materie prime, segnatamente il grano e i cereali per l’alimentazione animale, stanno ulteriormente colpendo la filiera nel suo complesso.
C’è poi la preoccupazione per l’export: il business agroalimentare verso l’estero è cresciuto nel 2021, superando la soglia record dei 50 miliardi di euro e assicurando per il terzo anno consecutivo una bilancia commerciale in positivo, lo scorso anno di 3,3 miliardi di euro. Il vino è stato il primo prodotto del comparto per vendite oltreconfine, assorbendo il 14,3% dell’export totale agrifood e sviluppando un giro di affari pari a 7,1 miliardi di euro. E se anche Russia e Ucraina sono mercati che poco incidono sul volume dell’export italiano, benché potenzialmente in espansione, le ripercussioni del conflitto russo-ucraino si fanno pesantemente sentire in termini di inflazione internazionale, di traffici rallentati, di clima di scarsa fiducia.
Sono queste difficoltà contingenti che la filiera italiana è chiamata a fronteggiare con scelte e decisioni che devono rafforzare l’unità del Paese. Di fronte alle sfide che si prospettano nelle prossime settimane, infatti, non sarà questo o quel settore che potrà salvarsi, ma dovrà essere il “Sistema Italia” a mostrare la sua forza e la sua coesione. Ed anche chi tra i decisori politici pensa di smarcarsi da decisioni impopolari per raggranellare qualche consenso in più alle prossime elezioni locali, deve tener ben presente quale sia in realtà la vera posta in gioco in questa fase internazionale.