La recente strage di Denver, dove un mitomane ha ucciso 12 persone ferendone qualche altra decina, ripropone il tema della eccessiva facilità, con cui si possono acquistare armi negli Stati Uniti; è un dibattito falso perché, in realtà, nessuno vuole mettersi contro la potente lobby dei produttori di armi. In Italia, però, mutatis mutandis, il confronto fra interessi non è diverso, seppur più subdolo. Armaioli a parte (anzi proprio ad un progetto di tracciabilità delle armi è stato assegnato uno degli Innovation Italy Award 2012), sono altri settori “sotto attacco” e ad alto valore aggiunto a dimostrare una colpevole disattenzione; come sempre è più facile lamentarsi, delegando ad altri la soluzione dei propri problemi, piuttosto che impegnarsi concretamente nella loro soluzione.
Accanto ai “piagnoni”, ci sono i “traditori” (quelli che deliberatamente “truccano” il made in Italy, affossandolo) ed i “conniventi”; detto e ridetto: le soluzioni tecnologiche per impedire le contraffazioni ci sono, eppure non c’è una reale volontà di applicarle, preferendo spesso “accordarsi con il nemico” per poi magari spudoratamente unirsi alle (poche) voci realmente intransigenti. D’altronde un detto molto realista afferma “L’avversario o lo si sconfigge o lo si compera”; in Italia, purtroppo, c’è da sempre una terza ipotesi: ci si fa comperare.
Il Direttore
Fabrizio Stelluto