Quello delle presenze all’Expo è un mistero che probabilmente nessuno saprà mai districare. Tra le ultime notizie, grande rilievo ha avuto sulla stampa e sulle varie televisioni la necessità di richiamare in servizio nel giorno di Ferragosto i dipendenti che erano in ferie. E questo perché c’era una gran pigiare di pubblico ai cancelli e poi nei padiglioni, code e affollamenti come mai se ne erano visti nei tre mesi e mezzo precedenti.
Dicono che siano stati i milanesi che si sono riservati di visitare l’Expo proprio nel mese di agosto e qualcuno faceva la battuta che per una famiglia, andare a visitare la kermesse mondiale del cibo costava quasi come una vacanza. Certo è che l’afflusso ferragostano ha sorpreso un po’ tutti dopo un luglio ben al di sotto delle attese. Certo le fonti ufficiali dichiarano che nei primi tre mesi di Expo sono stati venduti 10 milioni di biglietti: esattamente la cifra che era stata preventivata.
Proprio questa coincidenza di numeri ha fatto sospettare qualcuno: vendere biglietti non vuol dire che ci siano altrettanti visitatori e che gli accessi, depurati dell’elevato numero di persone che entra ogni giorni nell’area dei padiglioni per lavorare, siano davvero stati quelli preventivati.
Ma c’è un dato che comunque sembra poter essere accettato come testimonianza di una manifestazione che comunque è stata benefica per il nostro Paese ed è quella dell’aumento dell’export di prodotti agroalimentari Made in Italy. Il dato diffuso dal Ministro Martina (ne scriviamo dettagliatamente in altra pagina) dice infatti che, se l’Expo doveva essere una ‘vetrina’, come tale ha certamente funzionato. Esporre le nostre eccellenze ha attirato l’attenzione di molti e per il sistema agroalimentare nel suo complesso c’è stata la possibilità di venire in contatto con chi ‘conta’ sui mercati mondiali. Qualche visitatore in più o in meno è poca cosa rispetto all’impennata dell’export.