Il periodo ferragostano non è stato generoso lasciandoci una scia di notizie amare. Su tutte, ovviamente, ha dominato quella dell’aumentare dei contagi da Covid-19 che tornano a preoccupare soprattutto in Spagna e Francia, ma anche in Germania dove un centinaio delle scuole appena riaperte hanno dovuto serrare i battenti. In Italia, si è tornati a superare, anche ampiamente, i mille positivi ai test riportandoci indietro di qualche mese. Ed anche chi già cominciava a vedere la ‘ripartenza’ si è visto costretto a dichiarazioni del tipo “il pericolo zero non esiste” oppure “dobbiamo imparare a convivere con il virus”.
Anche per quel che fa riferimento ai temi che entrano solitamente in queste pagine, le notizie ferragostane sono state contraddittorie e foriere di preoccupazioni. Immediatamente dopo che dall’Europa aveva dato il suo assenso all’utilizzo sperimentale e volontario in Italia dell’etichetta per alimenti ‘a batteria’, dalla Germania arrivava la decisione di adottare il sistema NutriScore, quello francese a cinque colori-e-lettere, che già è usato in altri Paesi UE e da alcune multinazionali. Tutti dichiarano che l’obiettivo è quello di individuare un sistema unico e uniforme per tutta l’Europa: che il NutriScore abbia messo d’accordo il fronte franco-tedesco non è affatto di buon auspicio per la batteria all’italiana.
La buona notizia per il comparto enologico era quella che gli USA hanno deciso di non imporre nuovi dazi su Prosecco e Pinot Grigio ma a stretto giro di posta sono arrivati i dati Istat relativi all’export del vino italiano nel mondo nei primi cinque mesi dell’anno: -4%, un calo dopo tre anni di continui aumenti. Naturalmente determinante in questa condizione è di nuovo la pandemia, con il consumo di bottiglie italiane in Cina, fra gennaio e maggio, crollato del -44%. Per i produttori la vendemmia già in corso pone il problema della mancanza di manodopera e l’esigenza di autolimitare la produzione: le cantine sono piene e troppo prodotto farebbe crollare i prezzi sul mercato.
Ma è tutta la filiera agroalimentare che è in apprensione, dopo mesi di attività che hanno garantito, malgrado le grandi difficoltà del lockdown, cibo sano e abbondante a tutto il Paese. Ora però il canale Horeca gira a regime ridotto, le esportazioni procedono con il freno a mano tirato, i consumi interni non riprendono vivacità. Non siamo ancora al tanto atteso ‘dopo pandemia’, siamo ad un ‘dopo ferragosto’ che annuncia un autunno pieno di incognite e ostacoli.
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