Un aumento dello 0,5% non è gran cosa. I consumatori di fatto non se ne sono nemmeno accorti, ma per gli economisti è un segnale ‘significativo’. Stiamo parlando di quel mezzo punto in più che hanno avuto i prezzi a Venezia nel mese di aprile (a Genova una ‘impennata’ dell’1,3%).
È da dire che da tre mesi i prezzi erano in calo, cosa che gli economisti chiamano deflazione: uno dei fattori più odiati dagli studiosi dell’economia. Perché si sa, il nostro sistema non può stare fermo o peggio ancora arretrare. ‘Bisogna’ crescere! Se crescono i prezzi è perché cresce la domanda, quindi crescerà la produzione e quanto i produttori-lavoratori guadagnano. Quindi quanto spendono facendo aumentare la domanda, cioè i prezzi…. Una ruota alla quale tutti i commentatori dell’andamento economico ci hanno così tanto abituati da farci pensare che sia assolutamente ‘naturale’. Alle soglie del voto europeo del 25 maggio vale però la pena di ricordare che i nuovi introiti generati da questa ‘ruota’ andrannoprima a pagare i buchi delle banche, poi ad alleggerire i debiti degli Stati, quindi ad arricchire industriali e grandi manager e poi, solo poi arriveranno a chi consuma e alimenta la ‘ruota’.
Abbiamo letto tutti l’ultimo rapporto del Censis nel quale ci spiegano che in Italia i 10 uomini più ricchi dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di euro, pari a quello di quasi 500mila famiglie operaie messe insieme.
p.s. il lavoro e l’occupazione? Dopo, quelli verranno dopo, molto dopo….