Ci hanno lavorato per due anni con la partecipazione di quattro ministeri (Salute, Esteri, Agricoltura e Sviluppo economico) e con la supervisione dell’Istituto Superiore di Sanità, del Consiglio superiore dell’Agricoltura e del Crea. Non bastasse uno studio è stato condotto anche dall’Università Luiss. È da questa laboriosa e articolata procedura che è nata la ‘batteria italiana’: è il sistema che potrebbe essere (forse) proposto dall’Italia per una (improbabile) adozione europea quale strumento di informazione dei consumatori sul contenuto nutrizionale del prodotto da acquistare.
Tutti i condizionali sono d’obbligo in questo caso. Quella che potrebbe essere la proposta italiana arriva (e non è detto che sia formalizzata) con grande ritardo, quando cioè il ‘semaforo’ inglese è già ampiamente sperimentato e risulta gradito alle grandi multimazionali; quando il Nutri-Score francese sta facendo proseliti e viene adottato ed apprezzato per la sua immediatezza e semplicità. Soprattutto l’Italia arriva quando è evidente che sta solo cercando di difendere alcuni di quel prodotti che già l’Onu voleva fossero indicati come poco adatti ad una dieta sana e consigliabile.
E i due anni di studio sono stati utilizzati proprio per ottenere un risultato in questa direzione. Ecco allora che la ‘batteria’, nella parte inferiore, indica la percentuale di energia o nutrienti sulla base di una porzione che viene decisa dal produttore. Basta ridurre la porzione consigliata e non ci sarà più alcun alimento sconsigliabile. Basta poi aggiungere a questa informazione alcune altre percentuali, numeretti, disegni ed il gioco è fatto: decriptare l’etichetta (14 numeri in pochi centimetri e un solo colore, l’azzurrino pallido) sarà facile quanto leggere il “bugiardino” dei farmaci.
La drastica semplicità del Nutri-Score (100 grammi o millilitri, cinque colori immediatamente intuibili) forse non rende perfettamente giustizia a tutti gli alimenti, ma qualche beneficio comunque lo ha già portato: l’esempio più semplice è quanti prodotti, le bevande prima di tutto, abbiano ridutto lo zucchero nella loro composizione, quanti i grassi, il sale e via dicendo. Lo hanno fatto prime fra tutte le multinazionali: solo per questo è davvero un male da debellare?
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