Certo, la notizia non è proprio ‘freschissima’, visto che ha circa 780 mila anni. Ma è troppo curiosa per non destare attenzione. Specie in un momento particolare quale quello che stiamo per veder approdare sulle nostre tavole (forse). Come infatti scriviamo in altra pagina, è in atto in Italia la raccolta di firme di Coldiretti per una proposta di legge popolare che vieti la distribuzione nel nostro Paese di cibo prodotto in laboratorio. L’urgenza della questione è posta dalla possibilità che arrivi anche alla Ue la richiesta di omologazione della carne di pollo ottenuta per elaborazione in bioreattore. Un procedimento che negli Usa è stato considerato ammissibile, ma che in Europa si scontra con l’opposizione assoluta di tutto il sistema produttivo agroalimentare e dei consumatori.
A ragionar allora sull’alimentazione umana, ecco allora nascere la curiosità di capire quando è nata l’agricoltura, quando l’addomesticamento degli animali, quando si è cominciato a cuocere il cibo prima di mangiarlo. Circa la nascita dell’agricoltura, questa è datata a circa 11.500 anni a.c., nella cosiddetta ‘mezzaluna fertile’, nell’attuale Turchia, dove sono stati rinvenuti i resti di Gobekli Tepe e Kharan Tepe, i due siti archeologici che si contendono la palma del più antico tempio della storia dell’umanità. Agricoltura, e poi allevamento, segnano infatti il passaggio da popolazioni di raccoglitori-cacciatori a insediamenti stanziali: per seminare è infatti necessaria la conservazione del seme e la distribuzione dei prodotti nel tempo e tra i produttori. Quindi una complessa organizzazione sociale quale quella che Gobekli Tepe e Kharam Tepe mostrano per prime.
Molto meno ‘sociale’ è la cottura del cibo anche se questa, per gli antropologi, è uno dei fattori più significativi nell’evoluzione dell’essere umano per il quale, continuare a mangiare carne cruda, non avrebbe favorito la crescita del cervello. Ed ecco allora la notizia: una nuova scoperta in Israele ha permesso di rinvenire le tracce delle prime pietanze cucinate e di datarle a 780mila anni fa. Gli scienziati di alcune università israeliane e tedesche, coordinati dalla dottoressa Irit Zohar, hanno analizzato i resti di un grande pesce, simile alle carpe, rinvenuto nei pressi di un focolare preistorico, nel sito archeologico del Pleistocene medio di Gesher Benot Ya’aqov (GBY).
L’importanza della scoperta sta nella comprensione che il pesce non fini bruciato in un casuale incendio, ma fu intenzionalmente cotto a fuoco lento per essere mangiato: cioè quegli uomini primitivi avevano la capacità di generare e controllare il fuoco per utilizzarlo con uno scopo preciso. Ancor più significativo è proprio il percorso che quegli uomini compirono per determinare quello scopo, cioè per scoprire che il cibo cotto era più digeribile, magari più conservabile e, se mai fosse loro interessato, più buono.