Per l’unione italiana food bisognerà investire nell’innovazione senza stravolgere la tradizione .
Nel corso dell’assemblea annuale dell’Unione italiana food è stata presentato l’esito dell’indagine “L’industria alimentare italiana alla prova del futuro. L’innovazione come strategia per garantire cibo accessibile e sostenibile sulle tavole di domani” condotta tra le cento aziende aderenti all’associazione.
Tra i primi elementi emersi, quattro imprese su dieci sono convinte che la strategia per il rilancio dell’agroalimentare Made in Italy passi per un forte investimento sulla qualità del prodotto e sulla capacità di fare massa critica. La situazione contingente, tuttavia, spinge in cima alla lista delle preoccupazioni, per otto imprese su dieci, l’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia.
«È chiaro – dice Paolo Barilla, vicepresidente Unione italiana food – che occorre fare i conti coi fatti contingenti, perché oggi ogni impresa ha 3-4 mesi di orizzonte e dopo non sappiamo quel che succede. Lavoriamo in emergenza perché, come strutture organizzate per funzioni, quando vengono fuori periodi come questo, abbiamo bisogno di molta flessibilità».
Per ripristinare uno scenario di sviluppo per il food Made in Italy l’innovazione e gli investimenti relativi sono considerati all’unanimità la chiave: per una impresa su due addirittura è fondamentale, se non necessario, puntare sull’innovazione. “Oggi l’innovazione di prodotto è innovazione di filiera – aggiunge Barilla – Noi continueremo a farla perché vogliamo fare un prodotto sempre migliore a partire dalla agricoltura».
Altro elemento chiave per l’agroalimentare italiano è l’export: se ci si interroga sui nuovi significati e sulle nuove geografie della globalizzazione, per due aziende su tre (67,6%) l’export resterà al centro delle loro strategie. C’è anche chi ritiene possibile che nel medio periodo la quota relativa al mercato nazionale possa comunque crescere di qualche punto percentuale (il 43,8% delle aziende).
Per la maggioranza delle aziende (54,3%) si tratta di innovazione di prodotto, senza la quale non c’è futuro sui mercati, nazionali e internazionali. Pochissimi gli imprenditori che ritengono che sia da privilegiare la leva del prezzo più basso o un’offerta che abbraccia anche tipologie di prodotti finora non tipiche della nostra produzione.