Calano nettamente nei primi tre mesi del 2019 le importazioni di vino in Cina. Secondo i dati ufficiali diffusi da China Customs, l’agenzia governativa cinese che raccoglie ed analizza i dati del commercio, elaborati dall’Ice, Istituto Commercio Estero di Pechino guidata da Amedeo Scarpa, il volume delle importazioni cinesi di vino si è fermato a 156 milioni di litri, il -22,3% sullo stesso periodo del 2018. Ed è crollato il valore complessivo a 782 milioni di dollari, con un -20,19%.
Poco consola che sia proprio l’Italia, con il suo -25,7%, faccia meglio di Spagna (-32%) e, soprattutto, Francia(-30,88%). Per il vino Made in Italy infatti il primo trimestre 2018 aveva portato a vendite pari a 55,64 milioni di dollari (comunque meno di un terzo di quelle francesi), mentre quest’anno si sono fermate alla soglia di appena 41,30 milioni. E questo in un contesto che non ha nemmeno visto esplodere le vendite di altri competitors quali Australia e Cile, che pure avrebbero forti di accordi commerciali a dazi zero sulle esportazioni enoiche.
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I dati sono impietosi, soprattutto perché riguardano tutti i Paesi produttori e che hanno cause anche diverse dai rapporti con i specifici con i singoli produttori. Certamente incide il continuo contrasto sui dazi scatenato dagli Usa che mina la fiducia degli importatori. E significativo è anche il rapporto con il dollaro della moneta cinese che si è molto rafforzata.
«Malgrado tutto, abbiamo registrato tra gli stessi stakeholder di vino italiano in Cina – afferma il direttore di Ice Pechino Amedeo Scarpa – un diffuso ottimismo sulla tenuta del mercato e sull’andamento atteso per il totale anno 2019. L’attenzione e le aspettative italiane su questo mercato non sembrano calare, nonostante questa fase di evidente e certificato rallentamento per tutti i principali fornitori esteri».