In un anno non facile per i rossi fermi italiani, l’Amarone conferma il suo forte appeal sui mercati internazionali, con una crescita in valore del +10% nel 2017 sul 2016 e con il 68% dei volumi complessivi destinati all’estero. Il dato, presentato in occasione di Anteprima Amarone di Verona, l’indagine annuale svolta dall’Osservatorio Vini della Valpolicella e curata da Nomisma-Wine Monitor su un campione rappresentativo di imprese produttrici.
Germania +30%; Usa +10%; Svizzera e Regno Unito +5%. Ma la sorpresa più rilevante arriva dal mercato interno, che chiude il 2017 in grande ascesa pari al +20%, trainato dall’aumento dei consumi fuori casa: ristorazione ed enoteche assorbono infatti il 60% del mercato interno. Sugli scudi anche la vendita diretta, grazie al significativo incremento di turisti in Valpolicella, cresciuti quasi il doppio della media regionale di arrivi dal 2009 al 2016 (+54%). Secondo le elaborazioni Nomisma-Wine Monitor l’Amarone ha prodotto lo scorso anno un giro d’affari pari a circa 355 milioni di euro.
La Regione chiederà il riconoscimento all’Unesco della tecnica dell’appassimento
L’Anteprima Amarone 50, cinquantesimo anniversario della nascita della denominazione, è stata l’occasione colta dal Presidente delle Giunta Regionale, Luca Zaia, per lanciare un messaggio forte: «Abbiamo in Veneto 52 denominazioni, però c’è l’Amarone che, con una manciata di ettari, 8mila circa, è il nostro biglietto da visita in tutto il mondo, una cosa unica. Per questo richiederemo il riconoscimento Unesco per la tradizionale tecnica dell’appassimento delle uve».
«Il merito del successo dell’Amarone – ha aggiunto Zaia – lo si deve a quei produttori veneti che girano ogni continente e mettono nel trolley una camicia in meno ma tanti cataloghi. I produttori veneti sono veri pionieri dell’internazionalizzazione. Meglio dell’Ocm Vino, sulla quale comunque la Regione sta investendo molti milioni di euro».