La novità per l’affinamento del vino arriva dalla Toscana e si chiama cocciopesto. L’aspetto richiama la tradizione della vinificazione in argilla in uso già nell’impero romano, ma questi vasi vinari presentano tre innovazioni tecniche.
Innanzitutto la forma che è internamente ovoidale come quella delle anfore in terracotta, così da facilitare la condensazione dei gas della fermentazione e la creazione di moti convettivi utili al mosto. Seconda novità sono le dimensioni, più ampie di quelle delle anfore. Soprattuto l’innovazione è rappresentata dal cocciopesto, materiale totalmente naturale e traspirante, che non ha bisogno né di cottura, né di forni. La società che li ha inventati, la Drunk Turtle, ha sede a Ponsacco, in provincia di Pisa, ed è composta da un designer, Moreno Chiarugi, un avvocato, Duccio Brini, proprietario di una tenuta vinicola a Montalcino, e Mario Poggianti, imprenditore toscano.
Il cocciopesto, studiato e testato dal team di Drunk Turtle, nasce dalla mescola cruda di laterizi macinati, sabbia, legante cementizio, scarti lapidei, acqua, fibre di canapa e di cotone, che una volta seccata dà vita ad un materiale resistente e poroso, che consente una micro ossigenazione del liquido contenuto.