Sono allarmanti i dati nella GdO dei tre Paesi che assorbono la quota maggiore di Made in Italy .
È allarme per il mondo del vino Made in Italy: non vanno male le esportazioni, ma i dati dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly elaborati su base Nielsen parlano di un crollo nella Grande Distribuzione Organizzata dei tre Paesi che sono la principale destinazione dei vino italiano: Usa, Germania e Regno Unito.
E va subito detto che la GdO è il canale che smercia quasi il 70% delle esportazioni italiane: il pericolo maggiore è quindi che, in presenza di scorte che si sono accumulate e di una domanda debole, nei prossimi mesi gli ordini subiscano un pesante rallentamento.
Stando alle rilevazioni effettuate in Usa, Germania e Regno Unito il calo dei volumi è del -10,6% per un controvalore di 2,26 mld di euro, cioè un -8,1%. La contrazione riguarda tutte le principali denominazioni: negli Usa il Pinot grigio, che rappresenta quasi la metà delle vendite di vini fermi, cede in volume quasi il -3% e viene superato a valore dai concorrenti neozelandesi del Sauvignon blanc; in difficoltà anche il Lambrusco e il Chianti, che vendono rispettivamente il -16% e il -11% delle bottiglie commercializzate nel pari periodo 2021.
Nel Regno Unito il Prosecco è segnalato in forte calo, al -18%, come pure il Pinot grigio (-9%), il Sangiovese (-22%), il Primitivo (-18%) e il Montepulciano (-15%).
In Germania il Primitivo cede oltre il -9% ma ancora peggio fanno il Pinot grigio (-18%), il Nero d’’Avola (-24%) e il Chianti (-19%).
«Il timore – dice il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – è che la contrazione dei consumi determini un rallentamento degli ordini nei prossimi mesi, ancor più quando il peso dell’inflazione si farà sentire più nettamente anche sugli scaffali esteri. La nostra speranza è nel canale della ristorazione che risulta essere in netta risalita. L’auspicio è che possa attenuare il più possibile l’effetto di una congiuntura che non aiuta».