L’andamento climatico di questo 2017 lascerà un segno profondo nell’annata vitivinicola. Ma non solo negativo. Cominciamo dal Piemonte: la vendemmia del Moscato è già partita in evidente anticipo per la siccità e già si prospetta un calo della resa del -5%, ma una buona qualità delle uve, nonostante il maltempo abbia colpito alcune delle zone di produzione.
«La maturazione delle uve è andata a compimento – spiega il vicepresidente del Consorzio di tutela dell’Asti docg, Stefano Ricagno – e faremo i conti anche con le grandinate e il gelo della primavera, che hanno colpito i vitigni dislocati nei 52 Comuni delle tre province del Basso Piemonte. Non sarà una vendemmia semplice, ma avremo una buona gradazione zuccherina e acidità non spiccata». Secondo il presidente dei Comuni del Moscato e sindaco di Santo Stefano Belbo, Luigi Icardi, «la siccità non influirà sulla qualità del prodotto».
Anche le uve più tardive saranno raccolte non oltre i primi giorni di settembre
Spostandoci in Toscana, in Val di Cornia, estremo lembo meridionale della provincia di Livorno, «la vendemmia sarà nel segno meno per le quantità, non raggiungendo gli stessi livelli del 2016, ma si nutrono speranze fondate sul versante della qualità con acini sani ed un alto profilo qualitativo». Lo dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana.
La raccolta è molto anticipata in molte aziende della Val di Cornia: già nei primi giorni di agosto si è svolta la raccolta delle uve di Pinot e Chardonnay nel Montecarlo lucchese per la produzione di vini bianchi e spumanti. Dopo ferragosto è iniziata la vendemmia per il Merlot e lo Syrah e comunque non oltre i primi di settembre si procederà sui vitigni tardivi come Sangiovese e Canaiolo. I vigneti toscani sono circa 58mila ettari con una produzione di circa 4milioni di quintali di uve che vengono trasformati in 2milioni e 800mila ettolitri di vino.