«In Italia non abbiamo aziende in grado di competere, in termini di dimensione e investimenti promozionali, con i colossi mondiali del vino, ma vantiamo un sistema di ‘Denominazione di Origine’ unico al mondo per rigore di regole e serietà dei controlli. È qui la nostra forza». A sottolineare questa strategia è Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini.
Proprio a partire da questo sistema, che fa della qualità il proprio punto di riferimento, Abbona auspica che si crei una sinergia «con la grande capacità e intelligenza manageriale dimostrata dagli imprenditori italiani. Uno sforzo che coinvolge direttamente anche le istituzioni e la politica, che devono impegnarsi a difendere e a ben utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall’OCM per favorire la competitività delle imprese». La stessa tesi è sostenuta da Andrea Rea del “Wine Lab Bocconi”: «La qualità del prodotto e il prezzo sono leve insufficienti per posizionare il vino. La filiera italiana deve crescere nelle competenze di management: lavorando sulle tecniche di architettura di brand è possibile superare dannose conflittualità e sviluppare in armonia marche aziendali e di territorio, senza rinunciare al valore indiscutibile del brand Italia».
E dopo trent’anni, assaggiatori e enologi decidono di collaborare per la formazione dei giovani
Una sinergia nel mondo del vino è quella nata tra ONAV, Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, e Assoenologi: i presidenti Vito Intini e Riccardo Cotarella hanno annunciato, per la prima volta in 30 anni di attività, l’avvio di una collaborazione tra le associazioni. In particolare sul tema della formazione degli studenti italiani di enologia e viticultura, nel campo dell’editoria e della “Confederazione nazionale del vino”.
Vito Intini ha sottolineato il «grande cambiamento culturale che ha rivoluzionato il vino italiano: i produttori hanno capito che il consumatore vuole conoscere tutto il percorso e questo può essere narrato solo dalla presenza dell’enologo in cantina». “Passione, cultura ed emozione” sono le parole con cui Riccardo Cotarella ha definito non solo il suo rapporto con il vino, ma anche quello di tutte le categorie che ne vengono attratte, dai produttori agli enologi, dai comunicatori ai consumatori: “perché il vino è un mondo che coinvolge”.