Dite “Tavernello” ad un winelover e questi subito si ritrarrà come il diavolo davanti all’acquasanta. Ma intanto quattro milioni di famiglie italiane lo comprano e lo mettono sulle proprie tavole ed il fondatore del vino ‘in scatola’, l’enologo Giordano Zinzani, ha conquistato la maggioranza della “Cesari”, storico marchio dell’Amarone, delle “Cantine Leonardo” che producono Chianti e della “Cantina di Montalcino”, dalla quale nasce il Brunello.
Il marchio Tavernello sostiene ben trentadue cantine sociali in giro per l’Italia e Zinzani è stato in grado di sostenere ben tredicimila piccoli produttori. Tutto nasce nel 1980 quando l’Esercito italiano cerca un vino da poter trasportare negli zaini dei soldati. Zinzani chiede aiuto all’Università di Bologna e all’azienda TetraPak: ma la legge allora non permetteva di trasportare il vino se non in contenitori di vetro, legno o coccio.
Ottanta milioni di litri di vino l’anno con oltre quattro milioni di acquirenti
Ma ormai l’idea era sbocciata e arrivato il permesso legislativo la commercializzazione prese avvio nel circuito Standa con nove cantine consorziate, e tutte in Emilia Romagna e tutte con uve di Trebbiano. Il successo fu immediato e i produttori accorse per portare le proprie uve. Non più solo vino bianco, ma anche il Sangiovese rosso.
A distanza di circa 25 anni, le uve arrivano oggi un po’ da tutta Italia: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Toscana, Puglia, Sicilia, per un totale di ottanta milioni di litri l’anno. Con un prezzo del vino sfuso che a livello ‘internazionale’ viene commercializzato a cinquanta centesimi al litro, le confezioni di Tavernello possono arrivare sugli scaffali dei supermercati al prezzo di 1,59 euro al litro. Un “vino onesto, per le famiglie” come è sempre stato pubblicizzato. Sempre snobbato dagli esperti: oggi forse un po’ meno visto la rivincita che Zinzani si è preso acquistando i celebri marchi dell’Amarone, del Chianti e del Brunello.