I Vignaioli Indipendenti sono preoccupati: Trump potrebbe scatenare una nuova guerra commerciale
“Il Governo deve vigilare affinché il vino italiano non rientri nei prodotti presi in considerazione per eventuali nuovi dazi Usa”: lo chiedono i Vignaioli Indipendenti FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti con circa 1300 i produttori associati per un totale di circa 13.000 ettari di vigneto.
In una lettera spedita ai Ministri Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli, l’associazione richiama l’attenzione su una nuova minaccia proveniente dall’amministrazione Trump: il governo americano ha infatti deciso di avviare un’indagine sulla cosiddetta digital tax, cioè sull’assoggettamento a tassazione delle attività di servizi digitali e sui governi che hanno deliberato di applicarla, tra cui la Commissione Europea e l’Italia.
Come accaduto in passato nel caso della disputa Boeing/Airbus, gli Stati Uniti potrebbero decidere nuovamente di applicare dazi pesantissimi sui prodotti agroalimentari europei. FIVI chiede che venga posticipata l’entrata in vigore della digital tax e che tale decisione venga presa insieme agli altri Paesi all’interno dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per evitare che prodotti italiani vengano tassati per rappresaglia.
Matilde Poggi
presidente FIVI
In un quadro di commercio internazionale più ampio, crediamo che la strategia dei dazi e delle ritorsioni sia quanto di meno auspicabile per la ripresa dell’economia globale.
I Vignaioli Indipendenti italiani hanno come principali mercati di sbocco l’enoturismo e la ristorazione italiana ed estera, canali che sono rimasti chiusi per almeno tre mesi. Noi abbiamo continuato a lavorare nelle nostre aziende perché le vigne vanno coltivate, impiegando manodopera a fronte di incassi quasi azzerati. La difficoltà economica e finanziaria è grande e non possiamo permetterci l’imposizione di nuovi dazi che metterebbero a rischio le esportazioni verso gli USA, primo mercato estero per le nostre aziende.