Presentati gli emendamenti De Castro – Dorfmann per salvaguardare un “consumo moderato” di alcol
Il Parlamento europeo in sessione plenaria a Strasburgo il 15 febbraio sarà chiamata ad esprimersi sulle due tematiche che maggiormente hanno allarmato il mondo agricolo italiano: l’indicazione nutrizionale in etichetta e le misure proposte dalla Commissione Beca (Beating cancer, per la lotta contro il cancro) per ridurre il consumo di alcolici, anche qui con un’allert in etichetta.
Su quest’ultimo argomento, che interessa tutte le bevande alcoliche e quindi che quindi coinvolge anche il vino e chi lo produce, la Commissione Beca ha proposto la revisione del concetto di “no-safe level”, cioè decretando che non c’è nessun livello di consumo che sia sicuro, proponendo pertanto avvisi salutistici sul modello di quelli già utilizzati per le sigarette.
Proprio relativamente a questo aspetto, gli europarlamentari italiani Paolo De Castro (Pd, S&D) e Herbert Dorfmann (Svp, Ppe) hanno proposto alcuni emendamenti, con il sostegno di oltre 150 colleghi appartenenti quasi esclusivamente ai tre Gruppi politici della ‘maggioranza Ursula’ (PPE, S&D e Renew Europe), chiedendo una differenziazione tra uso e abuso di alcol. «Vogliamo – dicono i due esponenti politici – l’adozione di sistemi più trasparenti, che forniscano ai consumatori informazioni sul consumo moderato e responsabile».
Una posizione che è stata accolta con gran favore dalle associazioni dei produttori: il vicepresidente dell’Unione italiana vini e presidente dell’Associazione europea Wine in moderation, Sandro Sartor, ha ribadito che «il primo obiettivo è quello di evitare che il 15 febbraio diventi una data spartiacque per il futuro del vino italiano ed europeo e gli emendamenti proposti, prioritari ma decisivi, vanno in questa direzione». Secondo Uiv, l’Unione italiana vini, senza gli emendamenti al testo il vino subirebbe nel medio-lungo termine un effetto tsunami solo in parte calcolabile. La contrazione dei consumi stimata è attorno al 25/30% ma ancora maggiore sarebbe quella del fatturato del settore, che calerebbe del 35% per un equivalente di quasi 5 miliardi di euro l’anno.