In Italia il commercio online delle bottiglie di vino è ancora molto limitato e le cause sono da ritrovare nell’eccessivo frazionamento dell’offerta, nelle scelte operate dalle aziende e, anche, nell’abitudine sociale italiana. E mentre nel nostro Paese le enoteche e i supermercati restano i canali di vendita principale per gran parte del vino Made in Italy, il web viene utilizzato per cercare etichette-cult, annate introvabili dei prodotti più celebri e bottiglie estere.
A fare il punto sul commercio delle bottiglie di vino attraverso i canali online è una ricerca-sondaggio realizzata da Ovse-Ceves che stima una crescita a quota 200 milioni di euro di fatturato per il 2023. La Toscana, secondo l’analisi condotta da Giampietro Comolli presidente di Ovse-Ceves, è la regione vinicola più presente online con circa il 28% di quota di mercato, seguita da Piemonte, Veneto e Lazio. «La vendita online – spiega Comolli – non è antagonista del commercio tradizionale, anzi ne favorisce la conoscenza e la diffusione».
Sono preferite le bottiglie più costose, per la metà acquistate presso il diretto produttore
Le etichette più vendute sono quelle che si collocano nella fascia medio alta e alta del mercato, quelle cioè dai 10 euro a bottiglia in su. Ancor meglio, in proporzione, la distribuzione di bottiglie da 25 euro ed oltre.Le denominazioni più vendute sono: Brunello, Amarone, Valpolicella, Bolgheri, Chianti, Barolo, Barbaresco, Barbera e Franciacorta.
Secondo la ricerca-sondaggio di Ovse-Ceves, il commercio online è un canale che favorisce la vendita delle etichette straniere. In Italia il giro d’affari dell’e-commerce vino si divide fra il 51% venduto dalle aziende tramite il proprio sito, il 25% tramite i siti specializzati, il resto su altri portali anche internazionali o su portali di insegne.