L’agricoltura biologica, a differenza di quella ‘convenzionale’, limita al minimo l’impatto ambientale, preserva e rigenera la biodiversità, vieta l’impiego di pesticidi, diserbanti e concimi di sintesi chimica. Il valore aggiunto del vino biologico quindi nasce principalmente in campo, nella conduzione del vigneto. In cantina poi sono vietati gli additivi e coadiuvanti tecnologici e le tecnologie troppo invasive e problematiche per la salute: l’enologo può contare solo su 44 sostanze, tra additivi e coadiuvanti tecnologici, quasi la metà rispetto a tutte quelle ammesse per i vini convenzionali.
I vini biologici garantiscono un tenore in solfiti sempre inferiore ai limiti massimi ammessi per i vini convenzionali. In Europa, i limiti massimi consentiti nei vini convenzionali sono di 150 mg/l per i vini rossi e di 200 mg/l per i vini bianchi e rosati, mentre nel biologico i limiti sono rispettivamente 100-120 mg/l per i rossi e 150-170 mg/l per i bianchi e rosati. Le bottiglie di vino biologico, così come tutti gli altri prodotti certificati bio, riportano in etichetta il logo europeo ed oggi possiamo contare su cantine che garantiscono un livello qualitativo del tutto comparabile e competitivo con i migliori vini convenzionali. Ed i consumatori possono contare anche su una vera e propria certificazione di parte terza Vegan, per vini nei quali è realizzata l’eliminazione di ogni sostanza di origine animale nella lavorazione del vino.