Una scuola per imparare tutto sul Chianti? Sì, in Cina! È la prima Chianti Academy dedicata a professionisti cinesi del settore del vino che impareranno la storia e la cultura del vino toscano, studieranno la catena di produzione e le politiche di tutela del prodotto, degusteranno i vini di 30 diverse etichette, analizzeranno gli abbinamenti con il cibo.
La Chianti Academy fa il suo esordio a Shenzhen con le prime sessioni didattiche per poi trasferirsi a Guangzhou, proseguire per Shanghai e concludersi a Beijing (Pechino) a fine settembre. Per ottenere la qualifica di Chianti Wine Expert rilasciata dal Consorzio Vino Chianti e quindi conseguire l’attestato della prima Accademia ufficiale del vino Chianti d.o.c.g. è previsto che il candidato frequenti quattro diversi moduli di lezione e superi un esame finale. Gli studenti iscritti al momento sono 80 in ognuna delle quattro città coinvolte e i corsi sono organizzati col supporto dell’organizzazione di Interwine di Guangzhou, tra i leader del mercato fieristico cinese e da qualche anno partner del Consorzio nelle attività di promozione in Cina.
C’è grande attenzione per un Paese di 1,3 miliardi di cittadini e che importa sempre più vino italiano
«La Cina è uno dei mercati esteri più interessanti per il vino italiano – spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – negli ultimi anni insieme alla crescita dell’export è aumentata anche l’attenzione per la formazione e per una migliore conoscenza del prodotto Chianti, un simbolo della cultura toscana e un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo. Da qui nasce l’idea dell’Accademia, un passo importante per consolidare la presenza dei prodotti delle nostre aziende in un Paese che conta 1,3 miliardi di persone».
Secondo i dati Nomisma, si parla di una crescita del +3,3% rispetto allo scorso anno dell’export del vino italiano. L’export di rossi Dop imbottigliati è stato meno performante, con una variazione di appena un +1%, mentre nella categoria hanno fatto meglio i rossi Dop della Toscana che hanno messo a segno un +11,3%, recuperando così parte del calo che si era verificato nell’export dell’anno scorso.