«A dispetto di profezie negative, le uve destinate all’appassimento per la produzione di Amarone e Recioto promettono vini di buona qualità»: a dirlo è Marilisa Allegrini, presidente de “Le Famiglie dell’Amarone d’Arte”, l’associazione che riunisce undici storiche aziende veronesi, con 2,5 milioni di bottiglie di Amarone d’eccellenza l’anno per un fatturato globale di 160 milioni di euro, l’80% conseguito presso i mercati esteri.
«Dopo un’estate particolarmente complessa in Valpolicella, come in molte altre aree viticole italiane – secondo Allegrini – la fase vendemmiale si è invece svolta in condizioni favorevoli, consentendo una raccolta certamente minore rispetto gli anni scorsi, ma di evidente e generale soddisfazione. Ciò è vero soprattutto per i vigneti di media e alta collina dove, se sorretto dall’intervento umano, severo e costante, il suolo calcareo fornisce un ottimo drenaggio assicurando alle viti il necessario equilibrio. La brezza costante garantisce poi uno stato sanitario migliore rispetto a quello della pianura».
«Le Famiglie – spiega ancora Allegrini – si sono autodisciplinate attraverso un codice molto rigoroso a garanzia della propria storia e della propria operatività. All’opposto dei prodotti industriali standardizzati, il vino muta e risponde alle stagioni e noi vogliamo lavorare in armonia con la natura, non contro di essa».
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