Origine, stile e valore: sono i tre parametri con cui il Consorzio di Tutela del Soave intende superare i vecchi criteri di valutazione del vino, per un nuovo approccio che privilegia la percezione rispetto alla nozione tecnica. Questo è il Soave in 3D, una nuova dimensione del vino: l’obiettivo è quello di condensare in un giudizio numerico la capacità di un vino di esaltare la propria territorialità, manifestando equilibrio tra tipicità, qualità e interpretazione produttiva.
Un innovativo concetto di tridimensionalità del vino, in cui lo stile non è più schiavo della tecnica ma risultato di uno stretto legame tra vitigno e terroir. Un concetto di “vino verità” a cui il Soave è giunto cambiando la propria cifra stilistica: nell’ampio panorama dei vini bianchi italiani, la DOC veronese ha trasformato i risultati ottenuti negli anni sul mercato in consolidate performance produttive e qualitative, passando da fenomeno a sistema.
«In questo momento di standardizzazione del vino – dice Arturo Stocchetti, Presidente del Consorzio del Soave – dare importanza alla tipicità è un valore aggiunto. Quando Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio, mi ha proposto questo nuovo metodo di valutazione e abbiamo iniziato a testarlo, eravamo consapevoli del rifiuto iniziale del mondo enologico; nell’arco di poco tempo però il rigetto si è trasformato in curiosità e interesse».
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