I fondi finanziari di mezzo mondo stanno investendo su pezzi importanti delle più note etichette
Sempre più il vino italiano sta passando di mano e i fondi finanziari stranieri stanno conquistano posizioni dominanti nel business vitivinicolo: nel 2021 si è arrivati ad un totale di operazioni finanziare per 8 miliardi di dollari dagli statunitensi dell’Oregon, dall’Australia, dalla Francia.
Le stime le ha fatte Cbre, leader mondiale nella consulenza e negli investimenti in commercial real estate che, tra il 2016 e il 2022, ha registrato 147 transazioni superiori ad 1 milione di euro, o realizzate da operatori di rilievo nazionale o internazionale, per 2,1 miliardi di euro transati e una superficie interessata di 12.700 ettari.
La variazione del valore delle transazioni tra i filari italiani, tra il 2019 ed il 2021, è stata del +119%: è passata da 226 a 496 milioni di euro, e da 14 a 23 transazioni totali. Nel 2011 il fatturato aggregato delle top 10 del vino arrivava a 1,7 miliardi di euro, pari al 17% di tutto il fatturato del vino italiano, mentre nel 2021 il totale ha raggiunto i 3,2 miliardi di euro, ossia il 27% del totale vino (+88%). Ed una dinamica simile si osserva anche nei fatturati dell’export: le prime 10 aziende del vino italiane sommavano 1,1 miliardi di euro nel 2011 (25%), diventati 2,3 nel 2021 (32%), pari ad una crescita del 109%.
C’è chi investe sulla parte operativa e chi su cantine ad elevata redditività, al di là della collocazione geografica e del valore del brand, specie tra gli investitori finanziari. L’acquisizione di azienda risulta di gran lunga la formula più diffusa, sia per numero di operazioni che per valori complessivi.
La Regione capace di attirare il numero maggiore di investimenti è stata la Toscana, con il 38% delle transazioni complessive, seguita da Piemonte (19%), Veneto (11%), Sicilia (8%).
Per quel che riguarda le denominazioni interessate, al primo posto spicca Montalcino, il territorio del Brunello, per cui è passato il 16,1% di tutte le transazioni, quindi Barolo (8,4%), Prosecco (7,7%), Etna (7,1%), Chianti Classico (6,5%), Bolgheri (5,8%), Amarone della Valpolicella (5,2%) e Barbera d’Asti (4,5%).