Con il blocco del comparto della ristorazione, il vero rischio è quello di un crollo dei prezzi .
«Per sostenere il recupero dei mercati chiediamo ulteriore flessibilità per i programmi di promozione, un’Iva ridotta temporanea per i prodotti vitivinicoli e l’adozione di un quadro moderno per la vendita a distanza» ha detto lo spagnolo Ignacio Sànchez Recarte, segretario del Ceev – Comité Européen des Entreprises Vins, l’associazione professionale delle industrie del vino.
Gli ha fatto eco Ottavio Cagiano, direttore di Federvini: «Un’Iva ridotta temporanea favorirebbe anche il canale della ristorazione che prima o poi dovrà ripartire, mentre sul fronte delle vendite online si potrebbe cogliere l’occasione per un’armonizzazione fiscale almeno in Europa. Oggi la mancanza di misure compensative tra i Paesi confina le vendite online nei singoli mercati nazionali. Un vero peccato». Frattanto è in dirittura d’arrivo una ‘distillazione di crisi’ con fondi Ue per circa 50 milioni di euro per ritirare dal mercato tra i 2,5 e i 3 milioni di ettolitri. Una cifra pari al 5-6% delle giacenze in cantina e che consentirà così di alleviare la pressione dell’offerta sostenendo i prezzi. Una misura efficace, che sarà poi completata da una vendemmia verde facoltativa per la campagna 2020-21.
«Con le cantine piene – dice Albiera Antinori, ceo della Marchesi Antinori, prima cantina privata italiana – rischia di non esserci spazio per la nuova produzione. La distillazione consente di ridurre gli stock in cantina e al tempo stesso può fornire una minima liquidità alle imprese rispetto a ipotesi come la vendemmia verde o la riduzione delle rese produttive. Ha senso ridurre a priori la produzione targata 2020 che sarà venduta sul mercato tra minimo un anno e mezzo o due? Siamo certi che per quel tempo il mercato non sia ripartito?».
«Siamo stati tra i promotori della richiesta di distillazione – spiega Luca Rigotti, responsabile vitivinicolo dell’Alleanza delle cooperative italiane – come pensiamo possa aiutare la vendemmia verde e una riduzione delle rese produttive a partire dai vini da tavola e varietali. Ma bisogna pensare alla ripartenza e mettere in piedi una grande azione promozionale istituzionale dedicata ai mercati esteri sul vino italiano senza distinzione tra tipologie e aree geografiche. Serve una terapia d’urto per riconquistare i mercati».