Il buon andamento della vendemmia 2018 garantisce ampiamente all’Italia il primo posto nella classifica mondiale del produttori di vino. La stima attuale dice che nel nostro Paese si produrranno 55,8 milioni di ettolitri di vino con un aumento pari al +21% rispetto al 2017, che peraltro, come si ricorderà, è stato un anno particolarmente disgraziato sotto il profilo produttivo.
L’andamento climatico di questa annata invece permetterà un raccolto tra le vigne davvero record: per trovare una produzione Made in Italy superiore ai 55 milioni di ettolitri bisogna risalire al 1999. Anche oltralpe la vendemmia è andata meglio dello scorso anno e la produzione francese è in aumento fino a 46 milioni di ettolitri, cioè ben lontano dal risultato italiano. Che non può essere insidiato nemmeno dalla Spagna che, per quanto in crescita del 20%, non andrà oltre i 42 milioni. Distanziati tutti gli altri produttori extra Ue che lo scorso anno erano fermi a produzioni di 23 milioni di ettolitri per gli Usa, 13 per l’Australia e 12 per l’Argentina.
La regione più produttiva è la Puglia che sfiora i 12 milioni di ettolitri contro i poco più di 10 del Veneto
Per quanto riguarda la qualità, Assoenologi non si sbilancia perché l’andamento delle recenti piogge settembrine ha creato una situazione molto differenziata da regione a regione. Dato questo che ci accomuna ai cugini francesi.
«È più semplice – spiega Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi – affrontare la siccità che l’eccesso di piogge e di umidità. Contro la prima si può infatti ricorrere all’irrigazione mentre contro le bombe d’acqua si può fare poco. In annate come queste i possibili rimedi sono più alla portata per i vini bianchi che per i rossi. Perché con l’abbondanza di acqua e di umidità ad essere danneggiate sono le bucce degli acini che per i bianchi vengono eliminate prima delle fermentazioni mentre per i rossi restano l’elemento dal quale dipendono molte delle qualità organolettiche dei vini. Per i rossi quindi se la buccia è danneggiata è dura».