I lockdown paralizzano le tutte vendite europee: per volume primeggiano le esportazioni dal Cile
È ancora il Covid a condizionare nei primi sei mesi del 2022 il commercio mondiale del vino, con situazioni diversificate e indicazioni contrastanti che potrebbero preoccupare se si confermassero sul medio periodo. Primo Paese sotto osservazione è, ovviamente, la Cina: il governo di Pechino ha adottato una politica di ‘contagi zero’ per cui basta una manciata di positivi per mettere in quarantena città di milioni di persone e questo ha avuto per conseguenza una caduta delle importazioni che, secondo l’ultimo report dell’Oemv – Observatorio Español del Mercado del Vino, si sono fermate ad un totale di 690 milioni di euro, il 10,4% in meno del primo semestre 2021 e meno della metà del 2018. Complessivamente 183,7 milioni di litri pari ad un -13,3% con un prezzo medio in salita a 3,74 euro al litro, pari al +3,3%. Il primo fornitore per valore è ancora la Francia, con quasi 300 milioni di euro, ma in discesa del -7,7%. Sparito, per questioni ‘politiche’, il vino australiano, il secondo posto è stato raggiunto dal Cile che ha visto le proprie esportazioni aumentare del +19,7% arrivando a 178 milioni. Quasi il triplo dell’Italia che è al terzo posto con 68 milioni di euro e una contrazione del -12,8%, davanti alla Spagna, a quota 48 milioni di euro (-28,9%).
Perdono il -16,1% a valore ed il -28,9% a volume gli spumantiA volume, il Cile con 81,1 milioni di litri (+26,2%) quasi doppia la Francia ferma a 43,8 milioni di litri (-21,2%), mentre la Spagna si conferma, con 20,7 milioni di litri (-31,1%), al terzo posto, davanti all’Italia, con 14,7 milioni di litri (-13,1%).
In termini di tipologie, l’unica a crescere è la categoria dei vini sfusi, cresciuti del +24,5% a valore e del +2% a volume sul primo semestre 2021. Perdono il -16,1% a valore ed il -28,9% a volume gli spumanti e va male anche l’imbottigliato fermo, -12,6% a valore e -19,3% a volume.