Per Massimo Fiorio, deputato Pd e vicepresidente Commissione Agricoltura, la procedura antidumping aperta dalla Cina asiatico nei confronti del vino europeo è «una ritorsione nei confronti dell’Europa che sta indagando sull’export cinese dei pannelli fotovoltaici: se la Cina vuole davvero essere un paese moderno non può consentire che i volumi degli scambi internazionali siano indirizzati da rappresaglie unilaterali anacronistiche che penalizzano i produttori ed i consumatori».
Massimo Fiorio che ha presentato una interrogazione parlamentare sul tema ed ha sottolineato che «la politica agricola comune (l’Ocm vino) non consente aiuti all’esportazione per tale merce ma solo sostegno ai produttori per azioni di promozione sui mercati esteri. Se le informazioni che danno il procedimento avviato dalla Cina prolungarsi fino al 2015 fossero confermate, sarebbe un serio problema per il nostro paese, già duramente colpito dal sensibile e progressivo calo della domanda interna. Il mercato cinese per i produttori italiani di vino è infatti di rilevante interesse. Dal 2008 a oggi le esportazioni nazionali in valore nel paese asiatico sono passate da 19 milioni di euro a 77 milioni, e anche i primi due mesi dell’anno in corso hanno confermato il trend, con un aumento record del 42 per cento».
«Chiediamo al governo italiano – conclude Massimo Fiorio – di coordinarsi a livello comunitario per fare luce sulla vicenda e risolvere questa problematica».
Le guerre del vino: i Croati ‘europei’ rinuncino al Prosek
Ma qualche problema ‘enologico’ l’Italia lo ha anche nella comune casa europea ed è con la neo entrata Croazia dove, da sempre, si produce un vino fermo che non ha nulla a che spartire con le bollicine dei colli trevigiani, se non il nome tradizionale: Prosek.
“Con il Prosek croato – ha detto iil presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, – si sta verificando la stessa partita che abbiamo vissuto noi alcuni anni fa con il Tocai: noi abbiamo rinunciato al nome Tocai a favore degli ungheresi che erano appena entrati nell’Unione quella volta. Oggi i croati entrano in Europa e riteniamo necessario che rinuncino al nome di Prosek a favore di un Prosecco che è un vino conosciuto in tutto il mondo».
«Sarebbe come se chiedessimo ai francesi di accettare un nome simile a Champagne dai croati – ha concluso il presidente Zaia – Se i croati voglio stare in Europa funziona così».