Sono 407 i Comuni associati alle “Città del vino” e proprio in quelle terre legate alla produzione del vino ci sono più laureati e diplomati e soprattutto più lavoro: nei borghi e nelle comunità del vino il tasso di disoccupazione è di circa 3 punti più basso della media nazionale.
È quanto emerge da “Le Città del Vino ai raggi X, Libro Bianco” su sviluppo e prospettive dei Comuni a vocazione vinicola presentato al Campidoglio, alla presenza della Presidente del Friuli, Debora Serracchiani, nel corso della cerimonia per il trentennale dell’associazione.
Il libro rappresenta uno spaccato della società rurale italiana, dover risiede l’11,7% della popolazione e dove si consuma meno territorio, perchè spesso la cementificazione trova un argine nella vigna.
Sempre più importante economicamente il ruolo dell’enoturismo
A spingere l’occupazione, a detta dei 407 sindaci, è anche l’enoturismo. Tra il 2007 e il 2015 i servizi e le strutture turistiche sono in crescita esponenziale: «Siamo un modello per ripensare il Paese – ha sottolineato il presidente delle Città del vino Floriano Zambon, Sindaco di Conegliano – I più importanti Comuni italiani a vocazione vitivinicola sono tutti Città del Vino: Barolo, Barbaresco, Marsala, Montalcino, Montepulciano, Scansano, Conegliano, Valdobbiadene, Pantelleria. Nei luoghi con una forte identità si vive meglio, c’è più lavoro, la qualità della vita è più alta. La vite e il vino – conclude il Sindaco Zambon – sono due elementi attorno ai quali si può ripensare una comunità».