I lockdown hanno penalizzato il vino, colpito ora anche dalle insolite gelate notturne di aprile
Con l’occasione dell’incontro on line “Il mercato del vino dopo un anno di pandemia”, promosso da Coldiretti e dal Comitato di supporto alle politiche del vino, l’organizzazione agricola ha presentato l’esito di una indagine secondo la quale la riapertura di ristoranti, bar e agriturismi vale 2,5 miliardi per il vino italiano.
La ripartenza farà tirare un sospiro di sollievo soprattutto ai 526 vini pregiati, registrati a DOP o a IGT, che più di tutti hanno subito durante la pandemia, e che rappresentano il 70% della produzione italiana. La chiusura del canale Ho.re.ca. (Hotellerie, Ristorazione e Catering) infatti, ha inciso principalmente sul settore dell’agroalimentare italiano, in quanto ne costituisce il primo mercato di sbocco.
Secondo questa indagine, a causa della chiusura totale delle attività dovuta alla pandemia, sono rimaste in cantina oltre 220 milioni di bottiglie, causando una perdita di fatturato maggiore del -30% rispetto al 2019, in più di 2 aziende vinicole su 3. Il consumo a casa non ha compensato queste perdite, nonostante siano cresciuti del +105% gli acquisti online e del +8% quelli al supermercato.
Oltre alle difficoltà dei mercati, quest’anno i produttori si trovano a dover fronteggiare i gravi danni inflitti dalle improvvise e inusuali gelate di primavera. Coldiretti stima che Italia e Francia subiranno una perdita di 2,5 miliardi di litri, e che il nostro Paese abbia perso da Nord a Sud il 10% della produzione.
Da qui l’appello di tutte le sigle del settore di Italia, Francia e Spagna in una lettera inviata alla Commissione europea: “le gelate di aprile – si legge nella lettera – hanno peggiorato una situazione già compromessa dalle tensioni commerciali tra Ue e Stati Uniti e dalle conseguenze della crisi globale del Covid-19. L’Unione Europea e gli Stati membri devono rispondere alle sfide e mobilitare fondi eccezionali per aiutare il settore”.