Lo avevamo scritto anche noi lo scorso 14 novembre: “Per i vini ‘classici’ non sarà più obbligatorio indicare il Paese d’origine”. Ma non sarà così! L’ultimo testo del regolamento sull’etichettatura dei vini diffuso dalla Commissione Europea garantisce che anche per i vini ‘varietali’ (cioè prodotti da vitigni internazionali quali Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz) sarà obbligatorio indicare in etichetta l’origine delle uve.
Il testo che sta per essere trasmesso dalla Commissione al Parlamento europeo ed al Consiglio conterrà chiaramente l’obbligo di indicazione in etichetta non solo delle informazioni relative al luogo dove è avvenuta la trasformazione ma anche quelle del luogo di origine delle uve. Una specifica, come chiariscono dalla Commissione Europea “che si allinea con le regole già in vigore per altri prodotti alimentari”. Come per l’olio, insomma, sulle cui bottiglie si legge già oggi l’origine delle olive “Ue” o “extraUe” pur se la miscelazione e lavorazione avviene in Italia ed il prodotto viene venduto con forti richiami all’italianità.
Non risolto il problema degli spumanti generici per i quali non c’è alcun obbligo d’origine delle uve
I vini ‘varietali’ sono entrati nel mercato italiano nove anni fa sulla base del decreto ministeriale del 23 dicembre 2009 che recepiva il relativo regolamento europeo: la produzione di vini varietali da tavola viene da allora limitata dal Governo ai soli vitigni internazionali.
Questi vini, che troviamo spesso sugli scaffali dei supermercati, non hanno solitamente nell’etichetta un’indicazione di origine territoriale, anche perché sono legati più alle caratteristiche dell’unico vitigno da cui sono prodotti piuttosto che a quelle di una ipotetica regione d’origine. Una situazione che resta ancora problematica per gli spumanti generici, cioè quelli non Doc o Igp: attualmente sull’etichetta viene indicato semplicemente il Paese dove avviene la spumantizzazione e non quello di provenienza delle uve.