È diventato molto caro bere vino in Gran Bretagna e visto che la stragrande maggioranza del vino bevuto dai britannici viene importato dai Paesi dell’Europa continentale, i rincari e la riduzione dei consumi sono fenomeni preoccupanti che hanno avuto una incidenza immediata sull’export dell’Italia oltremanica.
Secondo i dati della Wine and spirit trade association (Wsta) riportati da Coldiretti, nell’ultimo anno il prezzo medio di una bottiglia ha superato le 5 sterline e mezza pari a 6,3 euro. Prezzi che scoraggiano i consumatori abituali e che hanno portato ad un vero crollo dei consumi. Due le ragioni principali: un aumento delle accise su vini e spumanti, che a febbraio ad esempio ha raggiunto il + 9% per il Prosecco, e la forte svalutazione della sterlina.
Il vino è il primo, ma a risentirne potrebbe essere tutto il comparto agroalimentare
I dati Istat non sono incoraggianti e mostrano un calo del -7% delle vendite di vino italiano soltanto nel primo bimestre del 2017. Coldiretti ricorda che lo scorso anno la Gran Bretagna era stata il primo mercato di destinazione dello spumante italiano, con il 30% delle bottiglie esportate.
Ora invece i britannici che stanno abbandonando l’Ue, sono costretti a bere meno vino e gli italiani iniziano già a perdere qualcosa sul mercato delle vendite. Il cambio sfavorevole, in buona parte causato dalle aspettative sulla Brexit, e nuove tariffe doganali che potrebbero seguire la separazione del regno dall’Ue potrebbero allargare gli effetti ad altri settori dell’export agroalimentare italiano che soltanto nel 2016 ha raggiunto un valore pari a 3,2 miliardi.