L’Osservatorio Paesi Terzi curato da Business Strategies/Nomisma Wine Monitor ha elaborato i risultati 2016 degli acquisti extra-Ue di vino Made in Italy nei primi 10 Paesi importatori, che da soli valgono il 92% del mercato di riferimento: globalmente l’Italia fa leggermente meglio della media del mercato, +4,7%, ed ottiene un +5% in valore.
«Il risultato è nel complesso sufficiente – commenta la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta – ma l’Italia del vino nei Paesi terzi ha in particolare evidenziato due diverse facce. Quella sorridente degli sparkling, che chiudono a +22,3% in valore, e quella più riflessiva dei fermi imbottigliati, che segnano +1,8%. Una forbice ampia che non trova riscontro tra gli altri principali Paesi produttori».
Cresce sempre a due cifre la penetrazione nel mercato cinese e coreano
In totale, nel 2016 il vino italiano ha pesato per oltre 3 miliardi di euro sulle importazioni dei primi 10 Paesi della domanda extra Ue (nell’ordine: Usa, Svizzera, Canada, Giappone, Russia, Norvegia, Cina, Australia, Hong Kong, Brasile) per una quota di mercato complessiva del 21%. Nel confronto tra le tipologie, nei Top 10 gli sparkling italiani, con il Prosecco che guida ampiamente la classifica: complessivamente valgono 540mln di euro e chiudono a +22,3% con una crescita quasi 3 volte superiore rispetto alla concorrenza e una quota di mercato che sale al 25,1%. Per i fermi imbottigliati (2,34mld di euro) la quota scende al 20,9 a causa di una crescita più che dimezzata rispetto alla media mondiale (+1,8% contro 4,1%).