Ogni anno in Italia perdiamo tra il 3% e il 5% del potenziale produttivo della nostra viticoltura e questo a causa dell’invecchiamento degli impianti o dell’abbandono degli impianti perché non più redditivi. Lo sostiene Attilio Scienza, biologo e genetista della vite all’Università di Milano, appena premiato dall’Associazione Città del Vino in occasione della cerimonia del Trentennale, nei giorni scorsi al Campidoglio. «Nei prossimi 15 anni – sottolinea Scienza – si perderà il 45% della produzione. La scelta del biologico, non è convincente perché è una via senza uscita. Non possiamo accontentarci di tornare nel passato, per poi non avere un futuro».
Spiega allora Scienza che è necessario un cambio di visione ed in questo senso ha citato il lavoro sul genoma editing, e in generale con la cisgenetica, il processo mediante il quale essere trasferiti artificialmente solo geni di organismi strettamente imparentati. Tale lavoro è attualmente in corso con la Fondazione Mach a Trento per rendere le viti resistenti alle fitopatologie.
La cisgenetica ‘mescola’ geni tra loro imparentati per sconfigge le fitopatologie
«La cisgenetica – specifica il biologo – può dare certezze al viticoltore, dobbiamo far capire ai politici Ue e agli operatori del vino che la forza di queste tecniche innovative è far sì che la viticoltura abbia un cambiamento utile anche alla tutela dei paesaggi, quei filari che nelle nelle Langhe Roero hanno trovato il riconoscimento Unesco per il quale ora sono in corsa le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene».
Nei suoi trentanni di attività, l’associazione delle oltre 400 Città del Vino ha dato molto alla ricerca in difesa delle varietà autoctone, in particolare del Sud. A questo punto è necessario un quadro normativo certo a livello Ue.