Il vino rosé per molto tempo è stato considerato destinato al mondo femminile, ma oggi è sempre più gradito dai giovani che lo bevono come aperitivo fuori casa. Una ricerca di Nomisma Wine Monitor spiega che i rosé nel 2005 rappresentavano l’8,7% della produzione mondiale di vini fermi. Nel 2015 la percentuale è salita al 9,6%. Tra i principali produttori figura la Francia (31% della produzione mondiale), la Spagna (20%), gli Usa (15%) e l’Italia (9%). Il 34% dei consumatori è francese: seguono Usa (14%), Germania (8%), Regno Unito (6%) e Italia (4%).
Sembra che il grande successo del rosé degli ultimi anni sia dovuto alla “riscoperta” di questo da parte dei Millennials e i maggiori consumatori non hanno, mediamente, più di 44 anni. Considerando una fascia di età tra i 30 e i 44 anni, la quota di user arriva al 72%, contro il 67% di chi ha un’età compresa tra i 45 e i 55 anni. Ma i dati di consumo crescono tra i più giovani.
Uno dei fattori di successo sta nel colore e nella forma della bottiglia
Il rosé è un vino associato al concetto di semplicità, essendo meno complesso di un vino rosso o bianco: chi lo beve non ha bisogno di essere per forza un intenditore per apprezzarne le caratteristiche. Anche la progressiva destagionalizzazione dei consumi ha determinato la crescita di consumo di questo vino: per il 32% degli user il momento dell’anno ideale per apprezzare un buon vino rosé è l’estate, ma più di 1 consumatore su 3 lo ritiene un vino adatto a qualsiasi stagione.
L’intensità del colore rosa gioca un ruolo primario nella percezione del consumatore: i nuovi rosé fermi italiani, con colori più chiari e bottiglie più elaborate ed eleganti, sono associati ad una qualità superiore: ne è convinto il 25% di chi consuma vino e il 31% tra i Millennials.